I nuovi furbetti dei rimborsi M5s: Pure Fico e Toninelli nella black list

Ci sono 36 parlamentari indietro di mesi con le restituzioni Un grillino: «Non è giusto versarli su un conto corrente privato»

I nuovi furbetti dei rimborsi M5s: Pure Fico e Toninelli nella black list

Ci sono ancora problemi con le «restituzioni» dei parlamentari Cinque Stelle, nel senso che molti grillini si sono dimenticati di farle e sono indietro di mesi con i pagamenti. Il sistema di rendicontazione interno è stato cambiato dopo lo scandalo della rimborsopoli M5s, quando si era scoperto che molti deputati (tra cui la Sarti, misteriosamente mai sanzionata dai vertici) e senatori facevano finta di bonificare la quota ma poi revocavano il bonifico e si intascavano lo stipendio pieno. Il sistema è cambiato ma i problemi rimangono, si vede che alla truppa M5s non piace molto versare 2mila euro al mese (sui 17mila che ricevono dallo Stato) sul conto corrente intestato a Di Maio e soci. La mancata restituzione viene usata come pretesto per cacciare quelli che non vanno bene a Di Maio, come le ultime due espulse Gloria Vizzini e Veronica Giannone, eppure ci sono 36 parlamentari indietro con i versamenti dal 2018 ad oggi, senza che nessuno dica niente. E tra loro ci sono pezzi da novanta del Movimento, come il presidente della Camera Roberto Fico e il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.

Le informazioni sono pubbliche sul sito Tirendiconto.it, basta scorrere le pagine dei singoli parlamentari per vedere che il sistema funziona senza una logica. Alcuni parlamentari hanno rendicontazioni aggiornate al giugno scorso, altri si fermano invece a settembre del 2018 come appunto Fico e Toninelli, altri addirittura non pagano niente da un anno, come il senatore Lello Ciampolillo, tecnico di rete a Bari, uno di quelli che secondo i rumors sarebbe prossimo all'espulsione. Ciampolillo, stando al sito del M5s, non rendiconta nulla dal luglio 2018. Diversi parlamentari giustificano l'assenza di rendicontazioni con un semplice ritardo nel caricamento dei dati (così fanno sapere gi entourage di Fico e Toninelli), una spiegazione che non convince affatto. Altri infatti fanno capire chiaramente che dietro i mancati pagamenti c'è un problema interno al Movimento. Il deputato M5s Davide Galantino, fermo con le restituzioni a settembre 2018, non si nasconde dietro fantomatici ritardi tecnici: «È vero, non ho versato. Ma molti di noi hanno scelto di non farlo perché non condividono il fatto che i nostri soldi finiscano ad un conto corrente privato» spiega al Mattino, riferendosi al cc su cui finiscono i versamenti, intestato a Di Maio e ai due capigruppo Patuanelli e D'Uva. «Abbiamo chiesto soluzione alternativa in questi mesi, ma niente. Nessuna risposta. La fiducia deve essere reciproca» commenta ancora il deputato Galantino. La questione dei pagamenti verso un conto corrente gestito da tre persone del Movimento è già emersa. I peones grillini (molti dei quali prima di vincere la lotteria parlamentare non avevano mai visto 10mila euro tutti insieme in vita loro) non vogliono sganciare la grana e si appellano alla non regolarità del versamento in assenza di un atto pubblico di un notaio. L'appiglio legale è l'articolo 782 del Codice civile secondo cui l'atto pubblico è richiesto, a meno che non si tratti di donazioni di «modico valore».

E trattandosi di migliaia di euro ogni mese in questo caso il valore non sarebbe affatto modico. Il sistema non convince la truppa e quindi molti chiudono i bonifici, senza che i vertici intervengano. A meno che non vogliano cacciarne qualcuno, a quel punto hanno un ottimo pretesto per farli fuori.

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