I paletti di Fi agli alleati. Sulla Rai è muro contro muro

Gli azzurri: "Siamo il secondo partito della coalizione ma ci trattano da ragazzini"

I paletti di Fi agli alleati. Sulla Rai è muro contro muro
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Per comprendere le ragioni vere del Consiglio dei ministri disertato dalla delegazione di Forza Italia e le polemiche sul canone Rai, sulla cybersecurity, sul fisco bisogna tornare al vertice dell'altra sera, quel veloce scambio di idee prima che Jannik Sinner entrasse in campo per vincere la coppa Davis. Antonio Tajani ha lasciato villa Meloni scontento. «Non ci prendono sul serio - avrebbe confidato ad un amico - ci trattano come ragazzini. E, invece, siamo il secondo partito della coalizione».

Da lì discende la sceneggiatura di questi giorni che a scanso di equivoci non avrà come epilogo una crisi di governo. Chi spera o ha il timore di un simile sbocco sbaglia. Saranno una serie di «stop and go»: prima la «buca» data dai ministri forzisti alla riunione del governo; poi il comunicato degli azzurri per dire che non è stato un gesto di disappunto ma determinato da impegni di calendario; e ancora - come paventa il ministro per i Rapporti con il Parlamento Ciriani- il rischio che la maggioranza si divida nell'aula del Senato. Detto questo la dialettica, le diatribe, le polemiche serviranno ora che siamo quasi al giro di boa della legislatura, soprattutto a ridefinire il profilo di una coalizione in cui sul piano dei consensi Forza Italia cresce e la Lega scende. Fino a quando non si determinerà un nuovo equilibrio interno alla coalizione di governo assisteremo - è fatale - a scontri su argomenti programmatici che riguardano l'identità di ciascun partito. Questioni di principio che in realtà sono strumenti per definire le gerarchie interne all'alleanza.

Naturalmente Giorgia Meloni ha le sue ragioni a dire che le scaramucce non aiutano la coalizione a crescere in consensi, ma purtroppo sono fisiologiche nei momenti di transizione. «Antonio (Tajani, ndr) - ragiona a voce alta uno dei paladini della battaglia in Senato di Forza Italia, Claudio Lotito - ha capito che ad esser troppo accomodanti si passa per. Mi avete capito Per cui la riduzione del canone Rai sarà bocciata». Poi il presidente della Lazio si lascia andare ad esempi immaginifici per rendere chiara l'antifona: «Non puoi togliere alla papera l'acqua in cui galleggia...Nè non puoi far la parte dell'imputato della barzelletta di Gigi Proietti a cui l'avvocato dice qui glielo mettiamo, qui pure...qui te lo mettono. Forza Italia ha un trend in crescita a differenza della Lega e ha una funzione essenziale: siamo stati determinanti nel garantire a Fitto la vicepresidenza esecutiva nel governo Ue».

Insomma, gli azzurri vogliono che gli sia riconosciuto un nuovo ruolo. Lo stesso che Salvini non vuole legittimare. Da qui una serie di bracci di ferro che, però, nel merito finiscono per riguardare anche il profilo della coalizione. Il «no» alla riduzione del canone Rai proposto dalla Lega fa parte del patrimonio di Forza Italia anche se qualcuno non è convinto che sia una battaglia pagante. «Difendere il canone Rai - confida Giorgio Mulè - è come chiedere agli elettori di mettersi a 90 gradi». Il resto, invece, cioè l'aumento delle pensioni minime di cui parla Lotito o le battaglie sul fisco che animano Alessandro Cattaneo con l'obiettivo di abbassare di due punti l'aliquota del 35% hanno come riferimento al difesa del ceto medio, elettorato di riferimento di una forza moderata. Come pure il tentativo di evitare che la cybersicurezza finisca all'Antimafia: battaglia sacrosanta visto che non si capisce che senso abbia allargare le competenze di un organismo che ha dimostrato (vedi vicenda dossieraggio) diverse lacune.

Fin qui programmi e identità ma sullo sfondo c'è pure lo scontro di potere con la Lega. Innanzitutto in Rai dove l'ipotesi di una presidenza Agnes è al tramonto (oggi la riunione della commissione di Vigilanza andrà ancora a vuoto), per cui è possibile che Salvini si ritrovi alla presidenza Marano e Sergio alla direzione generale per cui Forza Italia pretende un riequilibrio. Poi la successione a Fitto al governo: Tajani farà pesare le parole spese con la von der Leyen e con Weber per aiutare il pupillo della Meloni.

E, ancora, di riequilibrio (parola magica per gli eredi del Cav) si parla anche alla Regione Lazio dove gli azzurri con 8 consiglieri hanno lo stesso numero di assessori (due) che ha la Lega con un consigliere. «Senza riequilibrio - azzarda un personaggio influente di Fi - potremmo anche arrivare a dare l'appoggio esterno».

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