I pasticci dell'Aja e quella "manina". Tutta la verità sul caso Almasri

Mulè (Fi) rivela: "Il mandato scritto di corsa per farlo arrestare in Italia"

I pasticci dell'Aja e quella "manina". Tutta la verità sul caso Almasri
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Errori e pasticci. Si, ma da parte della Corte penale internazionale. Il Giornale ha potuto visionare alcuni documenti del caso Almasri e le carte modificano o addirittura capovolgono la lettura di quel che è accaduto fra l'Aia e Roma nelle scorse settimane. Fino alla decisione del Procuratore della repubblica Francesco Lo Voi di iscrivere un poker di personalità, a cominciare dalla premier Giorgia Meloni, nel registro degli indagati. Per di più con accuse gravissime come il peculato e il favoreggiamento.

«Per quanto mi riguarda - spiega il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè (nella foto), di Fi,- Lo Voi poteva seguire altre strade e invece si è infilato da solo in un vicolo cieco, formulando le gravi imputazioni e girando poi il fascicolo al Tribunale dei ministri». Facile capire che cosa sia mancato: Lo Voi ha messo insieme i sospetti, non gli indizi che non c'erano, assemblati dall'avvocato Luigi Li Gotti e come un passacarte li ha inviati al Collegio.

Insomma, l'atto dovuto in realtà sembra essere un atto voluto. Certo, Lo Voi parla a sua volta di atto obbligato, chiamando in causa la legge costituzionale che regola queste situazioni.

Ma questo richiamo non appare convincente. I dettagli, importanti, aggiungono altri tasselli.

Anzitutto, è fondamentale la cronologia: l'ordine di arresto del generale libico è del 18 gennaio. «Ma il 24 - riprende Mulè che ha compulsato il dossier - ecco che l'ordinanza viene riscritta e sostituita da un altro provvedimento che diventa pubblico il 25 gennaio e sostituisce in corsa il primo». Il motivo?

Si scopre che l'ordinanza numero uno è zeppa di errori materiali e tipografici. Non solo, nel secondo mandato emerge la dissenting opinion che prima non era visibile di uno dei tre giudici, la messicana Maria del Socorro Flores Liera. Non sono particolari marginali Anzi: «Ce n'è a sufficienza per arrivare a un paio di affermazioni di cui mi prendo tutta la responsabilità - aggiunge Mulè. - È evidente che il mandato di arresto del 18 è stato scritto in fretta e furia, in modo superficiale, anche se la richiesta del pm della corte era dell'ottobre 2024, e si può sospettare che tutto ciò sia accaduto per far arrestare Almasri in Italia e mettere in difficoltà il nostro Paese. Questo rende ancora più limpida la posizione di Nordio che ha ricevuto, in ritardo e in modo irrituale come sappiamo, una documentazione pasticciata, peraltro in lingua inglese e araba non in italiano, tant'è che l'ordine di arresto è stato rifatto. Dove sarebbe il silenzio del Guardasigilli? Forse sarebbe più corretto parlare di tempo necessario per lo studio del dossier». Attenzione ancora alle date: il 24 gennaio Li Gotti manda il suo esposto. Il 25 diventa di pubblico dominio il nuovo mandato di cattura; non sarebbe stato meglio ponderare con attenzione prima di indagare mezzo governo? Niente da fare.

Lo Voi trascrive quei nomi e li butta nella mischia. «Il Procuratore di Roma - osserva il parlamentare forzista - non è un impiegato. Avrebbe potuto classificare l'esposto a modello 45, quello relativo a notizie che non sono reato, e poi archiviarlo; oppure consegnarlo al Tribunale dei ministri, ma a modello 44, come notizia da approfondire, senza indagati». Come mai?

Strano, ancora di più perché il magistrato dovrebbe conoscere bene certe dinamiche: il 9 febbraio 2021 il governo Conte, ormai sul punto di lasciare Palazzo Chigi a Mario Draghi, propone proprio lui come capo dei pm della Corte penale internazionale.

Davvero una serie di coincidenze da mettere in fila. Ma c'è altro: qualche giorno dopo, il blocco dei paesi africani impone un proprio candidato a quella prestigiosissima carica: è Karim Ahmad Khan, avvocato britannico che nel 2017 difendeva Saif - al - Islam Gheddafi. Il legale transita con straordinaria disinvoltura dall'altra parte del bancone e da difensore di personaggi a dir poco controversi, come Gheddafi junior, passa a perseguitare tiranni e despoti. E firma addirittura atti che riguardano il suo vecchio cliente, alla faccia di ogni possibile conflitto d'interesse. Vertiginoso.

È lui comunque a chiedere ad ottobre 2024 la cattura di Almasri che viene fermato il 19 gennaio scorso. Errori su errori. Possibili forzature e scambi di ruolo che, ad essere minimalisti, scricchiolano.

Ma Lo Voi codifica le accuse. Pesantissime. Fino al peculato per l'uso dell'aereo di stato: «Nel 2024 per espellere soggetti ritenuti pericolosi per la sicurezza del Paese- conclude Mulè - l'aereo di stato è stato impiegato cinquanta volte.

Dove è lo scandalo? Avrebbero dovuto mettere Almasri con otto agenti di scorta più alcune file vuote su un volo di linea?». Il 28, che si sappia in barba al fair play istituzionale, un carabiniere si presenta a Palazzo Chigi. E rimane ore, finché a riceverlo arriva la premier in persona, che scopre così di essere sotto inchiesta.

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