Le bugie dei talebani dell'accoglienza su un peschereccio che non è alla deriva senza carburante, in acque di soccorso maltesi, servono per intervenire ad ogni costo e sbarcare i migranti in Italia. Non solo: bloccandoli e mettendoli così in pericolo in mezzo al mare non tranquillo per trasbordarli sulla nave Geo Barents di Medici senza frontiere. Il Giornale pubblica le mail maltesi e del capitano di una delle navi mercantili intervenute, che svelano le bugie della Ong denunciando il comportamento al di sopra di indicazioni e regole.
Medici senza frontiere, furbetti del mare, questa volta l'hanno fatta grossa violando il decreto Piantedosi. Adesso rischiano il secondo fermo della loro nave per due mesi. Al terzo l'imbarcazione viene confiscata in maniera definitiva.
Tutto inizia lunedì quando Alarm phone, il centralino dei migranti, lancia l'allarme per un peschereccio in mezzo al mare con oltre 400 migranti illegali a bordo. L'imbarcazione è partita da Bengasi, capoluogo della Cirenaica. Il peschereccio naviga in acque di ricerca e soccorso di competenza maltesi. Le autorità de La Valletta non richiedono alcun intervento della Geo Barents, che allertata da Alarm phone inverte la rotta e si dirige verso l'imbarcazione molto distante. Il centro di soccorso italiano fa intervenire due navi mercantili, che arrivano sulla scena e seguono le istruzioni di Malta. Il peschereccio non è alla deriva, come sostiene Riccardo Gatti, responsabile dei soccorsi della Geo Barents, per giustificare l'intervento e non ha problemi di carburante. «Probabilmente dopo diversi giorni senza aver trovato un solo migrante volevano imbarcarli per portarli in Italia» spiega al Giornale una fonte in prima linea sul mare. Msf racconta di onde di cinque metri facendo pensare che i migranti stavano per affondare, ma il centro di soccorso di Malta li smentisce non richiede mai alla nave della Ong di intervenire perchè le navi mercantili sono sufficienti per scortare il peschereccio. Dalla Geo Barents, al contrario, calano in mare due Rib, i gommoni di soccorso, che bloccano letteralmente l'imbarcazione carica di migranti.
Alle 14.49 del 4 aprile, i maltesi inviano una mail inferocita alla Geo Barents. «L'imbarcazione (dei migranti nda) veniva attentamente monitorata e procedeva su una rotta e una velocità costanti» si legge nel messaggio. Non esisteva alcun immediato pericolo. «La vostra intercettazione autonoma non è stata né richiesta, né coordinata da RCC MT (il centro di soccorso maltese nda) - si legge - Entrambi i comandanti delle navi sul posto e i migranti a bordo hanno confermato quanto segue: Geo Barents ha costretto il barcone, che era in navigazione a 8 nodi, a fermarsi girando attorno all'imbarcazione con due unità di soccorso». Non solo: «I migranti hanno confermato di avere carburante a sufficienza contrariamente alle vostre dichiarazioni». Alla fine i maltesi scrivono: «In seguito all'intervento autonomo in acque internazionali dovete ora rivolgere qualsiasi corrispondenza o richiesta all'autorità competente del vostro Stato di bandiera». Ovvero la Norvegia, che non risponde mai.
Dalla plancia della nave mercantile Cassia confermano via mail a Malta: «Geo Barents ha fermato forzosamente l'imbarcazione dei migranti, che navigava ad 8 nodi, circondandola con due gommoni di salvataggio. È accaduto ad un'ora dalle acque italiane».
Da Roma la Guardia costiera ha allertato tre motovedette classe 300 e nave Diciotti per soccorrere il peschereccio quando sarebbe arrivato, inevitabilmente, nelle nostre acque. «L'operazione della Geo Barents è stata forzosa, senza rispettare le indicazioni delle autorità maltesi e ha messo a rischio gli stessi migranti. Con un mare forza 4 o 5 è più sicuro far navigare il peschereccio, che non era minimamente alla deriva, verso acque più tranquille piuttosto che fermarlo in mezzo al mare per un pericoloso trasbordo di oltre 400 persone» spiega la fonte del Giornale. I 440 migranti, che non stavano naufragando, provengono da Siria, Pakistan, Bangladesh, Egitto, Somalia, Sri Lanka. A Geo Barents è stato assegnato il porto di Brindisi per sbarcarli ed Msf cerca di imporre la narrativa del soccorso inevitabile e del peschereccio alla deriva. La Guardia costiera sta preparando una dettagliata relazione che evidenza come sia stato violato il decreto Ong.
In teoria si potrebbe applicare anche l'articolo che vieta l'ingresso della nave nelle acque territoriali italiane, ma il governo preferisce non calcare la mano. Sembra, però, inevitabile il secondo fermo di Geo Barents, per 60 giorni, una volta ormeggiata a Brindisi.
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