I pizzini d'amore al boss: "Fai scomparire gli altri uomini"

Nelle carte la relazione del padrino con Lorena e la gelosia di Laura

I pizzini d'amore al boss: "Fai scomparire gli altri uomini"

Matteo Messina Denaro non aveva solo una rete di fiancheggiatori attorno che lo proteggeva, ma anche donne innamorate che lo amavano, consapevoli di avere a che fare con il «padrino» e non con uno sconosciuto.

È quello che emerge dall'ordinanza, che ieri ha portato all'arresto di Emanuele Bonafede e della moglie Lorena Ninfa, accusati di aver favorito la latitanza del boss. Lei nei pizzini compare con il soprannome di Diletta, mentre il coniuge era «malo» e «maloverso», forse perché era inevitabilmente un ostacolo tra lui e Lorena. «Il bello nella mia vita è stato quello di incontrarti, come se il destino decidesse di farsi perdonare facendomi un regalo in grande stile - scrive lei il 14 aprile 2019 -. Quel regalo sei tu», scrive Lorena, alias Diletta, in un biglietto trovato dagli investigatori a casa della sorella del boss Rosalia. «Tu riesci a far diventare il nulla gli altri uomini. - si legge -. Con te mi sento protetta, mi fai stare bene, mi fai sorridere con le tue battute e adoro la tua ironia e la tua immensa conoscenza e intelligenza. Certo hai anche tanti difetti, la tua ostinata precisione e sei un gran rosica...ma chi ti ama, ama anche il tuo essere così. Penso che qualcuno lassù ha voluto che noi due ci incontrassimo per tutto quello di brutto che avevo passato a causa di esseri ignobili. Averti conosciuto è un privilegio e mi dispiace per chi non ha potuto. Lo sai, ti voglio bene e come dico sempre un bene che viene da dentro. Spero che la vita ti regali un po' di serenità e io farò di tutto per aiutarti».

Era lei che gli preparava pranzo e cena e insieme al marito faceva i controlli prima che Messina Denaro uscisse dalla loro casa a Campobello di Mazara, per scongiurare la presenza di polizia e carabinieri. Il legame tra il latitante e Lorena è testimoniato anche da una delle pazienti con cui Messina Denaro, alias Andrea Bonafede, faceva la chemio nella clinica Maddalena di Palermo. La donna, divenuta sua amica, sentita il 18 gennaio dai carabinieri aveva raccontato che l'uomo le aveva confidato di avere una storia con una ragazza di nome Diletta. «Ah c'è Diletta che ha il covid gliel'ho passato io, si sta curando, stiamo qua a casa assieme e lei ti saluta anzi ora te la passo per messaggio» diceva alla paziente Messina Denaro in un vocale. «Io qua con la creatura (fa riferimento al boss) - rispondeva Diletta all'altra - quello che mi sta facendo passare, non solo mi ha trasmesso il covid però alla fine per lo meno mi fa ridere perché è simpatico».

Quanto per il padrino contasse la finta Diletta emerge anche dai messaggi mandati alla sorella Rosalia in cui racconta le ore successive all'intervento chirurgico del maggio 2021: «Ero tutto bagnato dal sudore, Diletta che lavò i miei indumenti li torceva ed uscivano gocce di acqua, era senza parole». E ancora: «Diletta piange continuamente e non so come fare, mi vede spegnere giorno dopo giorno».

Ma Messina Denaro aveva anche un rapporto stretto con Laura Bonafede, figlia del boss Leonardo, che nelle lettere usava il nome «cugino» e parava di se al maschile per non essere scoperta. Ma era gelosa di Lorena. «Ho visto Margot (cioè il nome dato all'auto del boss) alle 18.56 dal Tramite (Lorena Lanceri, ndr.) - sottolineava Laura - stranamente non mi sono arrabbiato, non sono andato su tutte le furie come di solito mi succede. Mi ha dato parecchio fastidio, questo non lo posso negare. Mi ha dato fastidio non sapere cosa stessi facendo in quel momento, non sapere se eravate soli, se ti saresti fermato ancora a lungo, se ... se ... se ... potrei dire mille se.

Dopo quello che ho detto quando vidi Margot di mattina, ho pensato che non l'avrei vista più in quella zona per evitare di farmi avere delle reazioni, perché non l'avevo più vista, e questa cosa mi faceva incavolare ancora di più».

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