I pm di "Repubblica" dettano le accuse su Morisi: cosa è successo

"Il caso non è chiuso". Il quotidiano di Molinari tenta in tutti i modi di tenere aperto il voyeurismo sull'ex social media manager di Salvini. E spuntano anche i consigli legali

I pm di "Repubblica" dettano le accuse su Morisi: cosa è successo

Nulla di penalmente rilevante. Eppure per Morisi l'inferno a quanto pare non è ancora finito. E ad evitare che l'ex social media manager di Salvini esca da questo girone dantesco di voyeurismo e di accuse gratuite che tracimano nella sua vita privata, ci si mette anche Repubblica. Sulle pagine del quotidiano di Molinari un articolo tiene aperta l'inchiesta: "Dalla coca al ricatto. Ecco perché Morisi non è un caso chiuso". Ai maligni vien voglia di pensare che debba per forza restare aperto almeno fino la ballottaggio. Ma noi non lo siamo e quindi ci atteniamo alle vicende legate all'indagine. Per giustificare la tesi accusatoria, dalle parti di Repubblica ci si appoggia alle parole della procuratrirce capo di Verona, Angela Barbaglio: "È prematuro parlare di archiviazione, il pm a cui è stato affidato il fascicolo (Stefano Aresu, ndr ) sta conducendo altri accertamenti. Ogni ipotesi, compresa quella che vede Morisi vittima di un possibile ricatto dei due escort romeni, è al vaglio".

Parole che non lasciano certo presagire una condanna. Ma tant'è. Infatti sul quotidiano fondato da Eugenio Scalfari si traccia la strada per "imbeccare" i pm e dunque anche dalle parti di viale Cristoforo Colombo si indossa la toga. Il punto su cui Repubblica basa la tesi accusatoria riguarda la cocaina trovata nella residenza di Belfiore.


Codice alla mano

Più volte è stato chiarito dagli inquirenti l'uso personale (e dunque palmente irrilevante) della droga. Ma nell'articolo di Repubblica viene citato addirittura il codice: proprio per essere certi che qualche pm non commetta qualche errore: "Il consumo di gruppo è una fattispecie prevista dal Codice penale. La giurisprudenza dice questo: non è punibile se è volontario e soprattutto partecipato, ossia se tutti coloro che fanno uso di stupefacente insieme hanno contribuito economicamente ad acquistarlo. In questo caso è uso personale. Altrimenti, è vietato, perché si configura la cessione di modiche quantità: il reato per cui Morisi è tuttora iscritto sul registro degli indagati". Poi anche il consiglio per la tesi difensiva: "Se Morisi, attraverso il suo bravo avvocato Fabio Pinelli, riuscirà a dimostrare che la cocaina offerta ai suoi due ospiti faceva parte del pagamento delle prestazioni sessuali, otterrà l'archiviazione". Insomma il collegio giudicante di Repubblica è già in camera di consiglio.

Memoria corta

Non importa che una chat confermi la totale estraneità di Morisi ad esempio riguardo alla "droga dello stupro".

Solo qualche giorno fa era stato il Corriere a riportare l'indiscrezione che i pm potrebbero ritenere superfluo interrogare Morisi e che gli stessi magistrati potrebbero sollecitare la chiusura del fascicolo. Ma non ditelo a Repubblica. L'obiettivo è uno solo, il solito: utilizzare una vicenda privata per colpire gli avversari politici.

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