Ridare priorità al sapere e prendere «il meglio della nostra tradizione per costruire una scuola capace di costruire il futuro». Il giorno dopo l'annuncio al Giornale delle nuove indicazioni nazionali per le scuole elementari e medie e per i licei e gli istituti tecnici e professionali da parte del ministro dell'Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, la revisione dei programmi scolastici incassa un apprezzamento e un via libera importante da parte dei presidi. D'altra parte il lavoro è stato sviluppato promuovendo una concertazione allargata, con l'obiettivo di «prendere il meglio della nostra tradizione per costruire il futuro». Un approccio inclusivo che ha caratterizzato l'elaborazione di tutti i nuovi programmi. Con alcuni punti cardine: maggiore valorizzazione della letteratura e della grammatica, enfatizzazione della storia italiana e delle civiltà classiche e ritorno del latino alle medie. È Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi, a definire la proposta positiva, condivisibile e doverosa. «Vorrei precisare che si tratta di indicazioni nazionali - spiega Giannelli - dato che i programmi scolastici in Italia non esistono da decenni e alle scuole si inviano indicazioni nazionali, necessariamente generiche, e poi saranno le scuole a organizzarsi ognuna a modo proprio». «Le indicazioni attualmente in vigore risalgono al 2012 - sottolinea Giannelli - ed essendo passati 13 anni è doverosa una revisione quindi ha fatto benissimo il ministro a rivederle. Erano state ritoccate anche nel 2018, ma poco. Da tenere presente, inoltre, che le indicazioni vengono elaborate da una commissione». Giannelli mostra di condividere gli obiettivi e le linee guida dell'intervento ministeriale, pur sottolineando che la declinazione concreta resta in campo ai singoli istituti. «Bene il latino, ma tengo a sottolineare che si tratta di un'opzione, quindi saranno le scuole a decidere cosa fare, nonché gli studenti - spiega ancora Giannelli - benissimo anche la valorizzazione della cultura nazionale, della storia e della letteratura nazionale. Molto condivisibile il richiamo all'esigenza che i ragazzi scrivano di più, perché oggi sono abituati ad usare soltanto cellulari e computer e scrivono molto poco a mano.
Quindi la produzione manuale è diventata molto più limitata rispetto al passato e questo non va bene». Poesie? «Il ministro non ha detto di voler tornare ad un apprendimento mnemonico, sarebbe fuori dal tempo - conclude - ma se i ragazzi impareranno qualche poesia a memoria sono il primo ad essere d'accordo».
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