"I privati pagano, e gli statali? Sono protetti"

Accusa all'esecutivo: "Così la Lombardia perderà 20 miliardi di euro di fatturato"

"I privati pagano, e gli statali? Sono protetti"

Le imprese Lombarde rischiano di perdere 20 miliardi di euro a causa della seconda ondata di Covid. La risposta del governo è sbagliata e rischia di aggravare la situazione. O peggio, spiega Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Lombardia, di fare crescere l'odio tra cittadini garantiti e quelli che non lo sono, tra Nord e Sud del Paese.

Quando perderanno le imprese lombarde per le chiusure decise dal governo?

«Abbiamo appena concluso un sondaggio sulla seconda ondata di Covid tra i nostri associati in tutto il territorio lombardo. Per quanto riguarda la perdita di fatturato si parla di circa 20 miliardi di euro. Numeri impressionanti».

Le chiusure peggioreranno la situazione?

«La cosa che mi colpisce è come, ogni volta che c'è un problema da risolvere, si parta sempre dalla parte sbagliata, con poca attenzione. Einaudi diceva conoscere per deliberare, a me pare che il governo deliberi senza conoscere».

Un esempio?

«Il trasporto pubblico. È notoriamente una specie di aerosol per la diffusione del virus, ma nessuno ha affrontato il problema. Hanno preferito chiudere i teatri o i locali supercontrollati, luoghi dove prima di fare entrare delle persone si misura la temperatura e si rispetta il distanziamento. Non sapere queste cose significa vivere fuori dal mondo. Il sospetto che viene agli imprenditori è che chi ha deciso queste cose stia troppo tempo chiuso nel palazzo».

E i ristori? Almeno quelli aiuteranno?

«Se le scelte sono quelle, allora qualcosa non funziona. Sempre restando in tema di trasporto pubblico, ci sono migliaia di autotrasportatori fermi. Invece di utilizzarli per dare una mano alla mobilità, si lasciano lì con pullman fermi in garage, in attesa dei ristori. Non vorrei peraltro che tutta questa enfasi sullo smart working abbia come obiettivo proprio quello di alleggerire il trasporto pubblico locale. Sarebbe una barzelletta. Ma questa volta i rischi sono alti. Siamo molto preoccupati. Penso al manifatturiero o all'edilizia. Settori che danno lavoro. Se si dovesse arrivare a un lockdown chiuderebbero. Se dovesse succedere, lo Stato dove prenderà i soldi per i ristori, per il reddito di cittadinanza?»

Ci sono le risorse europee...

«Certo, Recovery fund e Mes. Ma nemmeno qui sono state prese decisioni chiare. A prescindere dalle posizioni politiche, per le imprese è difficile capire perché vorremmo rinunciare al prestito del Mes, che è praticamente senza interessi. Anche in questo caso è mancato coraggio e chiarezza di idee. Questo è il momento di prendere decisioni, anche perché rischiamo una guerra tra poveri».

Tra chi?

«Ancora una volta a pagare il costo del ritorno della pandemia saranno solo i lavoratori privati, mentre gli statali saranno di nuovo protetti. Ignorare questa differenza oggi significa favorire l'odio sociale e in questo momento c'è bisogno di tutto tranne che di odio sociale. Se si continua dividere cittadini si mina il l'unità del Paese».

Quindi divisioni anche tra Nord e Sud?

«Faccio fatica a rassicurare i miei colleghi del Sud sul fatto che noi imprenditori del Nord siamo convinti che l'Italia si debba riprendere tutta insieme, che questa sia l'unica possibilità di salvezza».

Spera che il governo cambi marcia sulle chiusure?

«Io spero che da qui a dieci giorni si valutino i dati sulla

provenienza dei contagi e si cambino alcune decisioni. Ad esempio sul settore della cultura, che è il traino dell'Italia insieme al turismo. Non vorrei che, dopo avere ucciso il manifatturiero, lo facciano anche con questo».

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