Tra i profughi a bordo le ore più difficili Msf tenta il blitz: "Valencia troppo lontana"

Imbarcazione ancora ferma. Rifornimenti in extremis dalla Marina maltese

Da Wikipedia
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I viveri sarebbero finiti nella notte, l'acqua poco dopo. Alla fine, in soccorso dell'Aquarius ferma a 35 miglia dalle coste italiane e a 27 da quelle maltesi da oltre 24 ore, è arrivata la Marina militare di Malta, che nel tardo pomeriggio ha rifornito la nave umanitaria con 950 bottiglie d'acqua e 800 confezioni di pasta e snack. Provviste che, però, basteranno solo per il pasto di oggi. La situazione è in stallo. Anche perché, come ha scritto ieri sera su Twitter il personale di Medici senza frontiere a bordo dell'imbarcazione, «non abbiamo ancora ricevuto alcuna comunicazione in merito all'offerta del premire spagnolo Pedro Sánchez di utilizzare Valencia come porto di sbarco. L'abbiamo appreso dai media». Poi il tentativo di colpo di mano: le condizioni a bordo sono disperate - il messaggio che filtra -, Valencia, che si potrà raggiungere solo sabato, è troppo lontana.

A bordo della nave, gestita da Msf insieme all'altra Ong Sos Méditeranée, ci sono 629 immigrati raccolti in mare. Di questi, 88 sono donne, di cui 7 incinte, uno è un bimbo nato sul gommone prima dell'arrivo dei soccorritori, e 123 sono minori non accompagnati. Msf parla di 15 ustionati e di parecchie persone con sintomi di ipotermia. Non si è resa comunque necessaria l'evacuazione per trasferire qualcuno in ospedale nella vicina Malta. Nel pomeriggio di ieri, però, un uomo ha minacciato di buttarsi in mare dicendo di avere paura di essere riportato in Libia. Lo ha fatto sapere la stessa Ong su Twitter, aggiungendo che a bordo dell'imbarcazione «crescono ansia e disperazione».

A lenire, per quanto possibile, gli animi ci pensa il canto delle donne nigeriane che attraversa il ponte. Sono felici di essere salve. «Estranee alla politica, cantano. Si sentono libere per la prima volta da tempo. La vita va avanti», spiega Sara Alonso Esparza di Radio Nacional de España, che racconta un momento di giubilo che fa dimenticare il braccio di ferro serrato tra l'Italia, decisa a cambiar rotta rispetto al passato tenendo chiusi i porti, e Malta che vorrebbe non mutare nulla.

A bordo della Aquarius ci sono altri tre giornalisti. Anelise Borges, corrispondente da Parigi per Euronews e Nbc, aggiorna in tempo reale sulla posizione della nave e filma soccorritori e passeggeri nei momenti concitati dei soccorsi avvenuti al tramonto e nella notte di domenica, con 40 persone finite in acqua perché il gommone si è rovesciato, e poi l'attesa di una svolta sull'autorizzazione ad approdare. «Nessuno mette suo figlio su una barca, salvo che l'acqua sia più sicura della terra», scrive Naiara Galarraga del País, citando i versi di una rifugiata somala.

E a bordo c'è anche Oscar Corral, videogiornalista, che sta documentando l'interminabile viaggio di questo gruppo di immigrati che, ancora lontani dal sogno del Belpaese, hanno iniziato a porsi delle domande sul perché la nave fosse ancora ferma. Cronache, pare d'ora in poi, di uno dei tanti viaggi a bordo delle navi dei soccorritori che, stando alla ferma decisione del Viminale supportata dal ministero dei Trasporti, troveranno i porti italiani chiusi.

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