Lo smaltimento dei rifiuti a Roma costa 200 euro a tonnellata, il quadruplo di Brescia o di Milano. Sebbene la Capitale abbia sei impianti e due inceneritori, l’immondizia romana viene smistata in 10 regioni e 55 siti. Solo 36% dei rifiuti viene smaltito a Roma per costo pari a due miliardi di euro nei prossimi dieci anni.
Per capire i motivi di tale spreco bisogna partire dai ‘Tmb’, le sedi dove si svolge il ‘trattamento meccanico-biologico’. A Roma ce ne sono quattro: due di proprietà dell’Ama, due sono di Manlio Cerroni, il patron della discarica di Malagrotta. I Tmb dovevano servire ad ovviare temporaneamente proprio alla chiusura di Malagrotta. Una di queste è in via Salaria 981, vicino alla sede di Sky Italia, all’archivio della Rai e di fronte a un asilo che si trova esattamente sull’altro lato della strada. Daniele Fortini, ex presidente dell’Ama, nel corso di un’audizione in commissione Ecomafie, il 2 agosto, ha raccontato che dal 2010 al 2015 la Pmr Service del gruppo Politi, sequestrata dalla Dda di Reggio Calabria in un’operazione contro le cosche della ’ndrangheta, ha gestito senza gara la movimentazione dei rifiuti nei due Tmb, (quello di via Salaria e quello di Rocca Cencia). Il nuovo assessore Paola Muraro ha promesso di chiudere il Tmb di via Salaria ma ha ordinato la riapertura del tritovagliatore di Rocca Cencia di Manlio Cerroni. Il Tmb di via Salaria sarebbe dovuto tornare a disposizione dell’Ama come deposito dei mezzi ma, nonostante le proteste dei residenti, continua ancora a smaltire i rifiuti per evitare il caos a Roma, come successo in agosto quando era temporaneamente guasto.
Nei Tmb di Roma vengono pre-trattati più della metà dei rifiuti della Capitale, spiega il quotidiano La Stampa in una sua inchiesta. La spazzatura, una volta arrivata al Tmb di via Salaria, viene divisa in 3 gruppi: il 30% solo rifiuti combustibili, il 40% va nelle discariche e un altro 30% è massa biologica. La parte combustibile finisce nei due inceneritori laziali, a Colleferro e San Vittore. L’umido va a finire a Pordenone, trasportato da 80 autoarticolati e, ogni anno questo avviene per più della metà di 230mila tonnellate di rifiuti dei romani. Angelo Bonelli, storico esponente dei Verdi, spiega: “Con la chiusura della maxi discarica da 240 ettari di Malagrotta, Ignazio Marino ha posto fine ad un serio problema ambientale, ma mancano gli impianti necessari a gestire le cinquemila tonnellate prodotte ogni giorno”. Questo ha generato costi più alti e tariffe di smaltimento alle stelle. “Senza impianti alternativi si continuerà a nascondere i rifiuti a centinaia di chilometri. Gli impianti vanno fatti sul territorio, a partire da quelli per il compostaggio”, spiega Bonelli. Marino, per questo motivo, aveva deciso di aprire un impianto di compostaggio a Roca Cencia ma la giunta Raggi ha detto no a quel progetto. La Muraro, in commissione ecomafie, ha spiegato che si trattava di “un progetto irrealizzabile” che andava ripreso secondo un diverso iter. Una frase che, secondo La Stampa, lascia perplessi, soprattutto se si considera che la società friulana che tratta ogni giorno i rifiuti biologici dei romani - la Bioman - è la stessa di cui l’assessore è stata consulente fra il 2010 e il 2012.
Il ciclo dei rifiuti di Roma è costoso, inefficiente e inquinante. Il milione di tonnellate di rifiuti indifferenziati prodotti ogni anno sono così ripartiti: 400mila si dividono fra via Salaria e Rocca Cencia, mentre gli altri 400mila vanno nei due impianti privati di Manlio Cerroni a Malagrotta. Le restanti 200.000 tonnellate finiscono in altri tre impianti: a Latina, Frosinone e Avezzano. Solo 300mila tonnellate vengono incenerite e trasformate in combustibile derivato, meglio noto come Cdr. Le 700mila tonnellate di rifiuti che escono dai Tmb vanno a finire in altre discariche d’Italia o d’Europa per un costo medio di 195 euro a tonnellata così ripartito: 40 euro a tonnellata per il trattamento, 45 per il trasporto, 100 per l’incenerimento. Allo stato attuale, Fortini, stima che nei prossimi dieci anni“Roma spenderà due miliardi di euro per le attività post raccolta che consistono nel frullare, bruciare e seppellire i rifiuti”. Secondo Fortini, a Roma, servirebbero un ammodernamento e ampliamento dell’impianto di Colleferro, cinque impianti aggiuntivi di selezione della differenziata, due impianti di trattamento dell’organico e due per l’indifferenziata.
Roma, per chiudere il ciclo dei rifiuti all’interno dei suoi confini, avrebbe bisogno di una capacità di gestione dei rifiuti organici di 250mila tonnellate l’anno, di impianti per selezionare la raccolta differenziata da 510mila tonnellate e da 310mila tonnellate l’anno per l’indifferenziata. Raggi e Muraro vogliono riaprire il tritovagliatore di Rocca Cencia, oggetto di un’inchiesta penale e non più utilizzato dall’Ama sin dallo scorso febbraio perché considerato inutile e dannoso. Un impianto di questo tipo è più dannoso di un Tmb perché separa soltanto la componente biologica dalla parte combustile da portare negli inceneritori.
E chi è il proprietario del tritovagliatore di Rocca Cencia? Ovviamente Manlio Cerroni, colui che ha gestito lo smaltimento dei rifiuti romani negli ultimi 30 anni e che è indagato per traffico illecito di rifiuti, truffa e disastro ambientale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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