L' ammutinamento spaziale. Senza urla, comunicati ufficiali, dichiarazioni roboanti. Anzi, proprio in silenzio. Ai tre cosmonauti russi che venerdì notte hanno agganciato la Iss a bordo della Soyuz Ms-21 è bastato un cambio di tuta. In volo erano stati ripresi con indosso un'uniforme blu. Ma al momento dell'ingresso nella Iss, i tre si sono presentati in giallo, con evidenti strisce blu. Un messaggio fin troppo esplicito, anche a quella Russia che nello spazio li aveva spediti (e magari adesso ce li lascerà anche oltre i mesi previsti dalla tabella di marcia) prova a smentire che si tratti di un atto deliberato. L'agenzia spaziale di Mosca Roscosmos ci ha tenuto a precisare che «a volte il giallo è solo giallo». E che Oleg Artemyev, Denis Matveev e Sergey Korsakov prevengono tutti dalla stessa università, la Bauman, che ha quei colori nel logo. Una giustificazione «scricchiolante», soprattutto se confezionata a posteriori. Artemyev, da parte sua, aveva accompagnato con una frase sibillina e un largo sorriso la scelta: «È arrivato il nostro turno di scegliere un colore. E, in effetti, avevamo accumulato molto materiale giallo che andava usato. Ecco perché dovevamo indossare il giallo».
Nessuna sfida aperta, un'indicazione sommessa ma chiara. I tre hanno abbracciato i loro sette compagni di avventura. I connazionali Anton Kaplerov e Pyotr Dubrov, il tedesco Matthias Maurer dell'Agenzia spaziale europea (Esa) e gli americani Raya Chari, Thomas Mashburn, Kayla Barrow e Mark Vande Hei della Nasa. L'aggressione russa all'Ucraina ha fatto saltare il piano internazionale per la missione su Marte, che è stato cancellato, ma la collaborazione tra agenzie spaziali per gestire la Iss è rimasta aperta. Anche perché c'erano quei sette esseri umani in orbita e altri quattro ne arriveranno ad aprile, compresa la nostra Samantha Cristoforetti.
A Mosca gli squilli di tromba per «il primo equipaggio totalmente russo ad arrivare sulla Iss da 14 anni a questa parte» hanno virato presto verso un silenzio imbarazzato per l'immagine dei tre alfieri del Cremlino che salutavano il mondo indossando i colori dell'Ucraina. Una richiesta silenziosa di pace agli occhi di quei «professionisti dello spazio» abituati a preparare le missioni per mesi in silenzio e a osservare il nostro pianeta dall'alto. Da lassù, in queste settimane, dev'essere sembrato ancora più assurdo e inspiegabile l'attacco deciso al Cremlino. Qui ci si arrovella sulle motivazioni e le ambizioni recondite di uno zar che ha scelto di rompere l'equilibrio e la pace mondiale. Dallo spazio deve apparire inconcepibile e allucinante.
Nel 1957 i russi spedirono in orbita la cagnetta Laika sulla Sputnik 2. Doveva «sperimentare» la vita nello spazio. Senza nessuna possibilità di sopravvivere.
Oggi l'ammutinamento dei tre cosmonauti è un «mayday» inequivocabile lanciato verso casa. Rispettate l'Ucraina. Fate la pace. Sperando che, ai tre cosmonauti, Mosca riservi un destino diverso rispetto alla povera Laika.
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