Il nuovo dpcm (o decreto legge) pandemico dovrebbe arrivare a fine settimana, per entrare in vigore a inizio marzo. Ma ieri sera il premier Draghi ha convocato a Palazzo Chigi una prima riunione operativa dei ministri interessati, insieme ai rappresentanti del Cts, per iniziare a mettere a punto la linea e le nuove misure per far fronte alla nuova «emergenza varianti». Sarà il titolare della Salute Speranza, oggi pomeriggio, a illustrare la situazione in Parlamento, con una relazione che dovrà essere votata e che fornirà le basi per i provvedimenti del governo, in attesa che l'analisi epidemiologica di venerdì fornisca il quadro più aggiornato della situazione. La linea del ministro non cambia, e frena ogni aspettativa di riavvio rapido: «Serve massima prudenza», come ha spiegato Miozzo del Cts alla riunione serale, spiegando che di riaperture non si è parlato: «Aspettiamo i dati».
Attorno al tavolo di Palazzo Chigi, con il premier, c'erano Speranza e la titolare degli Affari regionali Gelmini, quello dell'Economia Franco ma anche i capi-delegazione degli altri partiti: Giorgetti, Franceschini, Bonetti, Patuanelli. Intanto nella maggioranza, e nello stesso governo, si allarga il fronte degli «aperturisti», che chiedono di rimettere in moto quei settori economici paralizzati da mesi, sia pur con tutte le cautele. Un fronte contro cui alza il muro il ministro della Salute («Nessun allentamento dei divieti sembra possibile in questa fase, bisogna continuare a tenere alta la guardia», fa sapere) e gran parte del Pd. Anche perché a insistere per una parziale ripresa sono il capo della Lega Matteo Salvini e - a sinistra - esponenti come il governatore emiliano Stefano Bonaccini o il renziano Ettore Rosato: tutti annoverati nel fronte degli avversari da combattere, per il Nazareno. E siccome Bonaccini è anche il potenziale sfidante di Zingaretti alla leadership del Pd, ecco che sulle sue dichiarazioni aperturiste si abbattono subito i fulmini dei dem: «Così ti schieri con Salvini», l'anatema.
Il leader della Lega ieri si è preso la scena, dopo un incontro con il premier: «Mi ha chiamato Draghi, e abbiamo parlato di riaperture e non di sottosegretari», fa sapere, mettendo il proprio cappello sulle spinte verso l'allentamento delle serrate. «Noi siamo per la tutela della salute, ma con interventi mirati. Sul fare presto e bene, tutelando salute e lavoro, c'è sintonia con il presidente Draghi, e ne sono contento», spiega. «Se c'è un problema a Brescia si interviene a Brescia, non si fa un lockdown nazionale da Catania e Bolzano. Chiusure mirate, a differenza di quanto accadeva prima». Con «cautela» certo, perché «non si gioca con la salute della gente», ma «se non c'è rischio a pranzo, non c'è rischio a cena», dice a proposito dei ristoranti. E nel nuovo premier Salvini vede «una voglia di cambiamento, anche da questo punto di vista». Anche il renziano Rosato si schiera col fronte aperturista: «Su questo ha ragione Salvini, serve un allentamento nelle zone a basso rischio». E dai Cinque Stelle il ministro dell'Agricoltura Patuanelli fa sapere che «stiamo lavorando a un protocollo per consentire alla ristorazione di ripartire, dobbiamo avere la forza di garantire alle persone di poter andare al ristorante». Ma a far rumore è soprattutto la presa di posizione dell'emiliano Bonaccini: «Quel che Salvini dice sui ristoranti aperti la sera, nei territori che non hanno troppi rischi di contagio, è ragionevole. E dove si può vanno riaperti cinema e teatri», dice l'esponente Pd, invitando a «dare un po' di ossigeno» alle attività economiche, dove i rischi sono minori, e schierandosi anche con la richiesta di Franceschini sullo spettacolo. «Fa piacere trovare consenso trasversale su proposte di buonsenso», commenta Salvini.
La sintonia «trasversale» (e nordista) viene presa assai male in casa Pd, dove un esponente della segreteria dem rimbrotta aspramente Bonaccini: «Le proposte di Salvini - dice Marco Miccoli - non sono mai ragionevoli, sono sempre strumentali».
Ma il governatore emiliano non si scompone: «Verrà il tempo in cui torneremo a dividerci, noi e la Lega, ma ora si deve stare insieme, ognuno con le proprie idee, per far di tutto affinché l'Italia riparta prima possibile».
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