
Il nuovo Parlamento a maggioranza di centrodestra si insedia il 13 ottobre. E per Silvio Berlusconi è la data del riscatto, con il rientro in quel Senato che nel 2013 lo ha espulso, in base alla legge Severino, dopo la condanna a 4 anni per frode fiscale.Il leader di Forza Italia prepara da giorni il rientro in Parlamento, a Roma dove ci sarà il primo faccia a faccia dopo il voto dei leader di centrodestra, con Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Ieri a Villa San Martino, nella riunione con il suo staff, ha fissato il programma dei prossimi giorni. Riprendersi il seggio al Senato, lasciando Bruxelles, ha il peso della riabilitazione e con una nuova vittoria alle spalle che apre al suo partito le porte di Palazzo Chigi. Sulla scia trionfante della Meloni, certo, e con un Salvini fortunosamente quasi raggiunto nelle urne. Il Cav è un po' innervosito dalle troppe polemiche sulla «qualità» dei nomi proposti come ministri alla premier in pectore. Per lui, parla il vicepresidente e coordinatore azzurro Antonio Tajani, il primo della lista (probabilmente destinato agli Esteri) e con un curriculum inattaccabile. « Berlusconi, Meloni e Salvini - dice- stanno lavorando per individuare le migliori persone che possano rivestire incarichi di governo nei prossimi anni. Forti anche del consenso dei cittadini, potranno fare un'ottima squadra da proporre al Capo dello Stato». Sul suo futuro, ora che ha lasciato l'Europarlamento che ha presieduto per entrare dopo 30 di politica a Bruxelles alla Camera, rimane vago. « Farò quello che deciderà Berlusconi, non ho ambizioni particolari. Berlusconi deciderà i nomi da indicare al futuro presidente del Consiglio. I destini di ciascuno di noi vengono dopo gli interessi nazionali». Però di una cosa è convinto:«Il prossimo governo, che sarà sicuramente di altro profilo, darà delle risposte positive agli italiani e all'Europa e sarà riconosciuto con considerazione anche dagli Stati Uniti». Il prossimo giovedì, dunque, o al massimo il 14 ci sarà un vertice di centrodestra e il Cavaliere si troverà con la leader di Fratelli d'Italia, che ora guida il gioco e l'alleato a capo della Lega, per gli ultimi accordi in vista della convocazione al Quirinale. Ci sono stati contatti ma si dovrà concordare se andare da Sergio Mattarella in un'unica delegazione, con quale strategia di governo e, dando per scontata la maggioranza nelle aule, con quale lista dei ministri. Ma innanzitutto Berlusconi vuol dimostrare che davvero sarà «il regista» del nuovo esecutivo, pur essendone nei numeri il socio di minoranza, il «garante» soprattutto per la Ue.
Il suo peso dovrà portare ad una sintesi le posizioni a volte divergenti tra loro e con le sue degli alleati sui dossier più sensibili, dalla crisi economico-energetica alla guerra Russia-Ucraina. Anche qui Tajani indica la strada, si augura che a Praga si trovi l'accordo sul tetto al prezzo del gas e respinge le polemiche sul Pnrr.
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