Avevano il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie, ma durante la loro permanenza nel nostro Paese avrebbero lavorato sottotraccia per fare proselitismo e propaganda, pianificando attentati, anche kamikaze, contro obiettivi civili e militari all'estero. E non è escluso che volessero compiere attacchi in Italia, non necessariamente contro obiettivi israeliani. È questa l'ipotesi formulata dalla Procura della Repubblica di L'Aquila nei confronti di tre palestinesi, arrestati nel capoluogo abruzzese dove risiedevano da tempo e dove avevano la loro base logistica, con l'accusa di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico.
A conferma che l'allarme terrorismo in Europa sull'onda del conflitto israelo-palestinese, dopo che Hamas ha chiamato i musulmani a scatenare proteste in tutto il mondo e non solo in Medio Oriente, è reale. La preoccupazione è sempre stata non soltanto per gli estremisti musulmani con passaporto europeo, ma anche per eventuali fanatici giunti in Europa tra gli immigrati clandestini provenienti dal nord Africa. Le indagini che hanno portato agli arresti di ieri sono state condotte dagli investigatori della Digos dell'Aquila e del Servizio per il contrasto all'estremismo e al terrorismo internazionale della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, che hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip. Ad uno dei tre indagati, Anan Yaeesh, 37 anni, dal 2017 a L'Aquila con un lavoro nel settore della ristorazione, il provvedimento è stato notificato in cella, a Terni, dove era già recluso dopo essere stato arrestato lo scorso 27 gennaio su richiesta di Israele, che ne ha subito chiesto l'estradizione. Le autorità israeliane lo accusano di avere finanziato un gruppo armato del campo profughi chiamato Tulkarem Brigade. E proprio oggi i suoi legali, Flavio Rossi Albertini e Stefania Calvanese, discuteranno in Corte d'Appello l'istanza depositata per chiedere la revoca della misura cautelare. Perché in caso di estradizione, osservano i legali, ci sarebbe il «rischio concreto ed effettivo che Yaeesh venga sottoposto a trattamenti inumani e degradanti, compresa la tortura». Per questo motivo, associazioni e movimenti spontanei, riuniti sotto la sigla «Coordinamento aquilano per la Palestina», questa mattina durante l'udienza hanno organizzato un sit-in davanti al Tribunale. Per gli investigatori, Yaeesh e gli altri due palestinesi arrestati, Ali Saji Ribhi Irar e Mansour Doghmosh, appartengono alle «Brigate Tulkarem-Risposta Rapida», articolazione in qualche modo riconducibile alle «Brigate dei Martiri di Al-Aqsa», gruppo al bando per terrorismo nell'Unione europea. Progettavano il compimento di atti di violenza, anche mediante l'impiego di autobombe, in territorio israelo-palestinese, in particolare in Cisgiordania.
Soddisfatto per la cattura del tre terroristi il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi: «Alle
forze di polizia e alla magistratura va il mio ringraziamento per questo importante risultato che testimonia la costante azione di monitoraggio e prevenzione realizzata sul fronte dell'estremismo e della radicalizzazione».
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