È il racconto di una storia politica di successo inimmaginabile fino a pochi anni fa quella andata in scena ieri al Senato al convegno per i trent'anni dalla svolta di Fiuggi e dalla nascita di Alleanza Nazionale. Ma è anche l'occasione per voltare pagina una volta per tutte rispetto ai traumi e alle lacerazioni di un mondo e la celebrazione dell'orgoglio di appartenere a una tradizione politica che è riuscita a esprimere il primo Presidente del Consiglio di destra della storia repubblicana.
Una giravolta di emozioni si sono susseguite negli interventi dei relatori invitati dalla Fondazione Tatarella (in collaborazione con la Fondazione An e il Secolo d'Italia) tra cui Gianfranco Fini, Adolfo Urso, Giovanni Donzelli, Giuseppe Valentino, Antonio Polito, Fabrizio Tatarella moderati da Stefano Folli con le conclusioni affidate al Presidente del Senato Ignazio La Russa.
In una Sala Koch gremita c'era grande attesa per le parole di Fini che ha ricordato il filo conduttore che lega i partiti di destra: «la forza autentica della comunità di destra è che chi si colloca lì, lo fa perché non vuole vantaggi personali, ma sceglie quella parte per amore dell'Italia, come avrebbe detto Giorgio Almirante». Il presidente del Senato Ignazio La Russa nel ricordare Pinuccio Tatarella riconosce il ruolo svolto da Gianfranco Fini nella nascita di Alleanza Nazionale: «senza Tatarella, non ci sarebbe stata la destra moderna, ma se Tatarella non avesse avuto al suo fianco Fini non ci sarebbero stati questi risultati». Poi, tracciando un legame storico tra passato, presente e futuro aggiunge che lo slogan voluto da Giorgia Meloni era «A testa alta» e ora «la nostra caratteristica ieri come oggi e spero domani è quello di guardare al nostro presente e al nostro passato a testa non alta, ma altissima». Il riconoscimento del ruolo svolta da Gianfranco Fini nella svolta di Fiuggi da parte di La Russa è un momento importante perché testimonia il definitivo superamento delle fratture e delle divisioni che per lunghi anni hanno caratterizzato la destra dopo l'esperienza del PdL. Anche il pubblico in sala (con tanti ex An presenti) ascolta con attenzione le parole di Fini verso cui non mancano applausi e attestati di stima. Impossibile che in un'occasione del genere non venisse toccato il tema del fascismo. Secondo Giovanni Donzelli: «non abbiamo nessun problema ad ammettere, come è scritto nelle tesi di Fiuggi, che l'antifascismo è stato un momento essenziale, ma la sinistra deve capire che non basta essere antifascisti per essere democratici». Fanno poi discutere le sue parole secondo cui «il fatto che Berlusconi abbia sdoganato e fatto un favore alla destra è un falso storico» a cui replica Forza Italia: «troviamo ingenerose e non veritiere le parole di Donzelli a proposito del ruolo svolta da Silvio Berlusconi nella costruzione del centrodestra. Senza di lui oggi non esisterebbe un centrodestra al governo guidato da Meloni». D'altronde lo stesso La Russa ha per il Cavaliere parole di elogio («fondamentale il suo contributo nel fermare la sinistra nel '94»).
L'auspicio per il futuro arriva dalle parole di Fabrizio Tatarella: «ora manca un ultimo passaggio: l'elezione di un presidente della Repubblica proveniente dalla destra italiana». Un nuovo obiettivo impossibile per la destra italiana che nel giro di pochi anni diventerà realtà.
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