I vertici del ministero tra i venti indagati per il crollo del Ponte

"Omicidio colposo plurimo" l'accusa della Procura. Nel mirino anche Autostrade

I vertici del ministero tra i venti indagati per il crollo del Ponte

«Imperizia, imprudenza, negligenza»: sono questi gli assi portanti dell'accusa che la Procura di Genova, a ventidue giorni dal crollo del ponte sul Polcevera, ha deciso di muovere agli uomini accusati di portarne la responsabilità. Ventuno avvisi di garanzia notificati ieri segnano la chiusura della prima - e, va detto, più semplice - fase delle indagini preliminari: il procuratore Francesco Cozzi e i suoi pm hanno circoscritto il perimetro dei potenziali colpevoli: tutti coloro che, per le posizioni che ricoprivano, avevano un ruolo diretto nel vigilare sul ponte, un dovere diretto di intervenire, di controllare che altri lo facessero.

È un elenco prudenziale, sensibilmente più ristretto dei trenta nomi che la Guardia di finanza aveva portato all'attenzione degli inquirenti nei giorni scorsi. In testa all'elenco ci sono ovviamente amministratori e manager di Autostrade, la società dei Benetton che aveva in concessione il tratto crollato: l'amministratore delegato Giovanni Castellucci, il capo dell'Operazione & Maintenance Paolo Berti, il direttore della manutenzione Stefano Donerei Militelli, l'amministratore del tronco genovese Stefano Marigliani, il suo predecessore Riccardo Rigacci, il capo dell'unità tecnica genovese Massimo Meliani, l'ingegner Mario Bergamo (che pure, nel 2015, lanciò uno dei primi allarmi) e Paolo Strazzullo; insieme a loro, e ad essi direttamente collegati, i vertici di Spea, la società di engineering che appartiene allo stesso gruppo (ovvero la galassia Atlantia) e che nel giugno 2015 ricevette da Autostrade l'incarico di progettare il consolidamento del viadotto Morandi; e che se la prese piuttosto calma, consegnando il progetto oltre due anni dopo, a settembre 2017. A quel punto, come è noto, il progetto subì un secondo inspiegabile ritardo: per dargli il via libera, il ministero delle Infrastrutture impiegò ben otto mesi. Ed è sia per questo ritardo che per le inefficienze degli anni precedenti che si ritrovano indagati anche funzionari di vertice del ministero, tra cui Vincenzo Cinelli, capo della vigilanza sulle concessioni autostradali, il suo predecessore Mauro Coletta, l'ex presidente della commissione ispettiva ed ex provveditore Roberto Ferrazza, il capo dell'ufficio ispettivo Carmine Testa. E c'è anche Bruno Santoro, appena scelto dal ministro Toninelli per indagare sulle cause del disastro. Avvisi di garanzia sono stati notificati anche nella sede del provveditorato alle Opere pubbliche per la Liguria, destinati agli ingegneri Giuseppe Sisca e Salvatore Buonaccorso. Autostrade Spa è indagata anch'essa come società responsabile della gestione del tratto.

Per iscrivere l'indagine la Procura ha dovuto sciogliere un nodo non semplice: quale reato? Di che delitto devono rispondere i responsabili della tragedia? Scontata la scelta di contestare l'omicidio colposo plurimo, il reato più grave, che può portare a condanne fino a quindici anni di carcere. Altrettanto ovvia l'accusa di disastro colposo, pena fino a cinque anni.

Meno scontata, e anzi finora considerata improbabile, l'imputazione di omicidio stradale e lesioni stradali. La prima accusa porterebbe le pene teoriche fino a diciotto anni di carcere, ma il codice dice espressamente che il reato deve essere stato commesso violando «le norme sulla disciplina della circolazione stradale». La manutenzione delle strutture e l'antinfortunistica rientrano in questa categoria? Per la Procura di Genova sì, ma gli stessi inquirenti si rendono conto che è una interpretazione ardita.

L'importante comunque era cominciare, tirare le prima fila dell'indagine: anche perché gli avvisi di garanzia sono il primo, indispensabile passo verso la rimozione delle macerie e la ricostruzione: l'incidente probatorio, ovvero la perizia su quanto resta del viadotto. Autostrade Spa e gli altri venti destinatari degli avvisi di garanzia avranno la possibilità di partecipare alla analisi delle macerie con i loro consulenti, e sarà il passaggio cruciale dell'inchiesta: perché individuare con certezza in quale punto si sia verificato il primo cedimento sarà decisivo per capire quanto l'evento fosse prevedibile. Sarà una lunga e complessa battaglia di perizie e controperizie, che prima o poi approderà in un'aula di tribunale.

E con se porterà insieme alla valutazione delle responsabilità penali dei singoli anche il tema colossale dei risarcimenti dei danni: non solo a favore delle vittime e degli sfollati ma anche di enti locali, aziende pubbliche, società private. Da oggi, stuoli di studi legali preparano quella battaglia.

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