I voti della strage di Parigi finiti nelle urne dei socialisti

Altro che paura, altro che protesta dopo gli attentati islamici I numeri dicono che a guadagnare dai massacri non è stato il FN

di Francesco Maria Del VigoMa quale «paura»? Quale «aiuto» del Califfo? Quale «effetto Bataclan» sul Front National? Sono tutte balle. A risultati elettorali ancora caldi opinionisti e analisti, rigorosamente irregimentati tra le fila del politicamente corretto, hanno forgiato una teoria tanto chiara quanto falsa: il Front ha vinto le elezioni grazie alle stragi del 13 novembre. Così, per tranquillizzarsi, molti commentatori hanno derubricato tutto sotto le solite etichette ingiallite: voto di paura, di pancia, di protesta, irrazionale. Insomma per loro, tutte quelle schede infilate nelle urne, sono una specie di reazione involontaria, come il calcio dopo la martellata del medico sul ginocchio. Niente a che vedere con la testa, con la scelta consapevole. Quella è roba che non ha a che fare con le destre.Una bugia grossa come una casa. Una leggenda metropolitana che si basa solo sul pregiudizio. E sulla paura, questa volta sì, di una sinistra terrorizzata perché non capisce più nulla di quello che succede nel mondo.Gli attacchi di novembre invece c'entrano poco niente coi voti raccolti dalle biondissime Marine e Marion Le Pen. Basta dare un'occhiata ai numeri. Alla fine di ottobre, dunque due settimane prima delle stragi jihadiste e cinque prima delle elezioni regionali, Le Figaro pubblica un sondaggio realizzato da Tns Sofres, una nota agenzia di rilevazioni statistiche: Fronte Nazionale al 28 per cento, I Repubblicani dell'ex presidente Nicolas Sarkozy insieme a Udi e Modem al 27 e i socialisti di François Hollande sprofondati al 21 per cento in terza posizione. Stime incredibilmente vicine ai risultati di domenica scorsa, che hanno visto il Fronte raccogliere il 28 per cento delle preferenze (soli due punti in più rispetto alle Europee del 2014), il centrodestra di Sarkò il 26,89 e i socialisti il 23. E l'«effetto Bataclan»? Il «voto della paura»? Non pervenuti. Assenti. Inventati. Anzi, volendo cedere alla macabra contabilità di schede e vittime, l'unico partito che se ne è avvantaggiato è proprio il Partito Socialista del Presidente. Che nonostante la mazzata è andato meglio del previsto. La vittoria della fiamma tricolore francese non è un fuoco fatuo e neppure un fulmine a ciel sereno. Ma un successo «telefonato», costruito negli anni, mattone dopo mattone. Previsto da tutti, tranne che dalla sinistra da salotto e da bistrot, troppo intenta ad ammirarsi l'ombelico per annusare l'aria che tira nelle strade e nelle periferie della Francia. Una sinistra che esce schiantata da questa tornata elettorale e che ora rischia - alle prossime presidenziali - di restare tagliata fuori da un sistema rigidamente bipolare come quello francese. Altro che sciacallaggio sulla paura dei tagliagole dello Stato Islamico. Marine Le Pen ha saputo rintracciare il malcontento diffuso nel Paese e ha cercato di fornirgli delle risposte.

E la sicurezza nazionale e la laicità, sono solo alcuni dei punti di un programma politico molto più complesso il cui cardine è una ferma opposizione a Bruxelles e all'Euro. Secondo molti, una delle prime ragioni che spinge l'elettorato d'Oltralpe a girarsi verso destra. L'effetto Bataclan, con buona pace di tutti, esiste solo nella testa di chi lo ha inventato.

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