Imboscata a Brunetta: Pd e M5s lo attaccano su frasi di otto mesi fa

Il ministro criticato per un'intervista datata contro lo smart working. Il "Corriere" si scusa

Imboscata a Brunetta: Pd e M5s lo attaccano su frasi di otto mesi fa

Venerdì sera, mentre il premier Mario Draghi leggeva la lista dei ministri, il suo nome ha fatto sobbalzare in tanti dalla sedia. Ed è bastato che qualcuno tirasse fuori un'intervista di giugno scorso per far scoppiare un caso nel governo appena reduce dal giuramento. Renato Brunetta è tornato a capo del dicastero della Pubblica Amministrazione dopo le crociate «anti-fannulloni» del periodo tra il 2008 e il 2011, quando l'azzurro guidava lo stesso ministero durante l'ultimo governo guidato da Silvio Berlusconi. Ed ecco che comincia a circolare, a partire dal tardo pomeriggio di ieri, un'intervista rilasciata dal ministro a TgCom24 otto mesi fa, quando era parlamentare di Forza Italia e la situazione dell'emergenza era ben diversa rispetto a oggi. Le frasi di Brunetta vengono riportare da «L'Economia» del sito del Corriere della Sera. Un errore corretto in serata dal quotidiano di Via Solferino, che chiede scusa ai lettori e al diretto interessato. Ma quando il Brunetta-pensiero di giugno aveva già invaso il web. Ed era già stato piazzato in homepage dai principali siti di informazione. Infiammando il dibattito politico e sui social. Con reazioni sdegnate da parte di altri partiti di maggioranza come M5s e Pd. Ma eccole, le parole di Brunetta di otto mesi fa: «Riaprire tutto: i Comuni devono funzionare, i tribunali devono funzionare, come funzionano gli ospedali - è il ragionamento espresso da Brunetta - non vedo perché se un ospedale funziona, non possa funzionare una scuola, un Comune, un ufficio urbanistica, un tribunale. Smettiamola per favore, basta: si torni tutti a lavorare». Parole che sono tornate di attualità a pochi mesi dalla fine dello smart working semplificato per la Pa, previsto fino al 30 aprile. In una vicenda che in serata assume i contorni del giallo. Circolano anche altri stralci dell'intervista a TgCom24 di giugno del 2020. Tipo questo: «Come lavorano polizia, vigili del fuoco, carabinieri, che vanno a lavorare e non lo fanno certo in smart working, devono fare lo stesso tutti i dipendenti pubblici». Il tutto in un contesto diverso da quello attuale.

Il neoministro azzurro in serata in una nota precisa. «Leggo sul sito del Corriere della Sera di una mia intervista pubblicata in data odierna, alle ore 19.13, a firma Claudia Voltattorni dal titolo Basta smart working, i dipendenti pubblici tornino in ufficio"», esordisce. Dunque continua: «Il contenuto pubblicato nella sedicente intervista si riferisce ad un mio intervento a Tgcom24 in data 22 giugno dello scorso anno, periodo nel quale sembrava che la pandemia fosse in via di superamento, con il ritorno auspicato alla normalità». Da lì l'asprezza dei toni. «Sono sconcertato e dispiaciuto. Dal momento del giuramento, io non ho rilasciato alcuna intervista, né scritto alcun articolo. Nulla», conclude Brunetta. E però il caso è già scoppiato nella nuova maggioranza. «Brunetta si aggiorni e la smetta con la retorica dei fannulloni. Dire, infatti, che coloro che sono in smart working non lavorano, oltre che non veritiero è anche offensivo», reagisce la deputata del M5s, capogruppo in Commissione Affari Costituzionali, Vittoria Baldino.

Il deputato Marco Miccoli, responsabile Lavoro del Pd dice: «Come si concilia l'allarme lanciato dal Cts sulla variante inglese del virus e l'invito di alzare la guardia nella prevenzione con la scelta del ministro Brunetta di smetterla con lo smart working e far tornare tutto il lavoro in presenza? Non si concilia. Cosa succede?». Anche il Pd è cascato nella trappola dell'intervista vecchia di otto mesi.

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