Immigrazione, i profughi sono soltanto il 4%

La professoressa Anna Bono confuta la rappresentazione attuale del problema dell'immigrazione

Immigrazione, i profughi sono soltanto il 4%

“L'unica cosa che un ceto politico responsabile non può fare è dirsi stupito da quello che è accaduto a Gorino”. Lo scrive il deputato fittiano Daniele Capezzone in un lungo articolo pubblicato su Italia Oggi in cui smonta, numeri alla mano, la rappresentazione che un certo ceto politico e culturale traccia del fenomeno dell’immigrazione.

Capezzone prende di mira “un establishment politico e intellettuale che giudica i cittadini, che ritiene di poterli psicanalizzare, che ritiene di poterli trattare sostanzialmente come selvaggi (ho letto dei titoli sugli «indigeni» del Ferrarese)” e si chiede“non è razzismo anche questo atteggiamento dei grandi direttori, dei grandi editorialisti, dei grandi commentatori italiani?”. Il deputato cita le cifre esposte da una docente all'Università di Torino, di storia e istituzioni dell'Africa, la professoressa Anna Bono secondo cui nell'ultimo anno i migranti che hanno fatto domanda d'asilo e a cui è stata effettivamente accolta sono soltanto il 4%. Per la maggior parte si tratta di persone provenienti dall' Africa subsahariana per le quali non vale nemmeno la motivazione della povertà a giustificarne l’accoglienza sempre e comunque. La professoressa Bono spiega che molto spesso si tratta di persone di ceto medio, medio-inferiore o medio-basso che sono state in grado di racimolare i 4mila, 5mila o persino 10mila dollari con cui hanno pagato i loro trafficanti di uomini. “Ecco perché si deve affrontare, subito, il tema, non dei profughi (che quasi non ci sono) ma quello dei migranti economici”, scrive Capezzone che mette sul tavolo due soluzioni: una di tipo canadese e l’altra che fa riferimento al modello australiano.

In Canada, anno per anno, si individua la quantità e le tipologie di lavoratori che sono realmente assorbibili dal mercato di lavoro in modo tale che chi arriva può essere davvero integrato professionalmente nella società canadese. L’Australia, invece, è riuscita a imporre il principio “fermare le navi, per fermare i morti” perché il governo si è rivolto ai migranti, attraverso le tivù, facendo passare il messaggio “Sappiate che la nostra accoglienza è limitata, e oltre un certo limite noi saremo costretti a fermare le navi”. “Ecco, in Italia, la risposta più adeguata potrebbe essere un mix intelligente, tra il modello canadese e, come extrema ratio, il modello australiano”, aggiunge Capezzone che si rivolge ai politici italiani citando di nuovo la professoressa Bono.

Loro lo “sanno che nei Paesi dell'Africa subsahariana già c'è una valanga di operazioni promozionali e pubblicitarie per dire: «Andate in Italia, è tutto gratis»? Secondo voi cosa si diranno i ragazzi? Per ora, la massa di quelli che arrivano, l'ho già spiegato, non sono né profughi di guerra, né donne, né persone di estrema povertà, sono maschi sui 30 anni in età da lavoro”, è il ragionamento conclusivo della docente.

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