Brusco divorzio fra Donald Trump e i due principali avvocati che lavoravano alla sua difesa per il processo di impeachment che si aprirà al Senato il prossimo 9 febbraio. A questo punto, la strategia legale dell'ex presidente rischia di andare alla deriva.
Butch Bowers e Deborah Barberi, due famosi avvocati della Carolina del Sud, non fanno più parte della squadra di Trump, ha spiegato una fonte ai media americani, descrivendo la mossa come una «decisione condivisa». Ma Bowers e Barbieri no sono soli. Anche altri tre avvocati associati al team, Josh Howard del North Carolina e Johnny Gasser e Greg Harris del South Carolina, si sono infatti separati da Trump.
Ma cosa ha causato la rottura? Secondo i media statunitensi, Trump avrebbe avuto profonde divergenze con Bowers sulla strategia prima del processo. E il punto di partenza resta sempre lo stesso: l'ex presidente continua infatti a sostenere di essere stato vittima di frodi elettorali di massa nelle elezioni del 3 novembre vinte da Joe Biden. In ogni caso, la squadra di difesa di Trump è in pieno subbuglio mentre si prepara per un processo che inizierà il 9 febbraio e che dovrà r prendere in considerazione un articolo di impeachment approvato dalla Camera e che accusa il tycoon di aver incitato i suoi sostenitori a prendere d'assalto il Campidoglio, a Washington, il 6 gennaio scorso.
Non era chiaro chi avrebbe rappresentato l'ex presidente al processo. I suoi avvocati della Casa Bianca al suo primo processo di impeachment lo scorso anno, Pat Cipollone e Patrick Philbin, non dovrebbero far parte del procedimento. «Gli sforzi dei Democratici per mettere sotto accusa un presidente che ha già lasciato la carica è totalmente incostituzionale e così dannoso per il nostro paese», ha detto Jason Miller, consigliere di Trump. «In effetti, 45 senatori hanno già votato che è incostituzionale. Abbiamo svolto molto lavoro, ma non abbiamo preso una decisione definitiva sul nostro team legale, che sarà presa a breve», ha concluso il consigliere.
Quarantacinque repubblicani del Senato hanno infatti votato contro la messa in stato d'accusa di Trump, proponendo invece una più blanda «censura». Una dimostrazione di unità di partito, parso a molti il chiaro segno che l'ex presidente non sarà condannato per gli scontri che hanno sconvolto il Paese e il mondo.
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