Dalla platea di manager, banchieri e imprenditori ospiti del Forum Ambrosetti, il risultato era scontato: il 55,4% giudica il Recovery Fund positivo mentre per il 42,9% rappresenta un passo nella giusta direzione perfettibile di miglioramenti.
Ma il risultato plebiscitario è quello sul Mes: la quasi totalità dei manager presenti a Cernobbio e collegati da tutto il mondo (90,5%) ritiene che l'Italia debba avvalersene. Non idoneo lo giudica appena il 6,4%. E il fatto che non abbia condizionalità conta solo fino a un certo punto qui a Villa d'Este: «Non me lo faccia dire - ci confida l'esperto banchiere - ma se ci fossero sarebbe ancora meglio». D'altra parte siamo nella tana degli europeisti doc, c'era da aspettarselo.
Emerge comunque forte la spinta al governo per fare le cose come si deve, sui Recovery. Basta perdere tempo. Inizia a dirlo fin di prima mattina, collegato da Roma, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Il processo di varo del piano di ripresa deve procedere con grande rapidità per rendere disponibili le risorse già all'inizio del 2021».
Prosegue, presente dal vivo a Cernobbio, il Commissario Ue Paolo Gentiloni: «Non possiamo permetterci che queste risorse non siano finalizzate agli obiettivi comuni europei e finalizzate a risolvere i problemi strutturali di ciascun Paese, e quindi anche dell'Italia come ha detto il Presidente Mattarella». Per quanto riguarda i tempi, Gentiloni dice che «per fare in modo che i fondi europei siano disponibili da gennaio 2021, c'è bisogno che i processi di ratifica nazionali siano realizzati questo autunno». Un invito all'esecutivo perché non si perda tempo che raccoglie tutti i consensi possibili e che Gentiloni condivide, nel pranzo di Villa d'Este, al tavolo d'onore, con il numero uno di Ambrosetti Valerio De Molli, l'ex ministro e oggi ad di Illimity Corrado Passera, il presidente designato di Alitalia Francesco Caio, l'ex premier Enrico Letta e l'ad di Leonardo Alessandro Profumo.
Nel dibattito tutto italiano non entrano invece i tanti ospiti stranieri del Forum. Fanno però da contorno a un pressing che diventa ancora più alto quando il tema è quello del Mes. Il sondaggio di cui si è detto è stato chiaro. Mentre da Roma il segretario del Pd Nicola Zingaretti ribadiva di stare sulla stessa lunghezza d'onda: «Il Mes è un prestito finalizzato a migliorare la sanità a condizioni molto favorevoli rispetto ad altre fonti di finanziamento». E quando nel pieno pomeriggio arriva Giuseppe Conte, il premier sa di trovarsi in mezzo alla maggioranza silenziosa a favore dei fondi Mes. Una comunità di classe dirigente che dopo aver accolto, venerdì, Di Maio con tutti gli onori, aspettava Conte per estendere l'apertura di credito a questo governo. E in particolare al Movimento 5 Stelle. Non a caso, prima di arrivare, alla festa del Fatto il premier aveva detto di avere «un atteggiamento laico. Se avremo bisogno di ulteriore finanza, specie nella sanità, andrò in Parlamento a illustrare contenuti e discuteremo nell'interesse generale».
Mentre nell'incontro al Forum ha detto - riferendosi ai Recovery - quello che qui volevano sentirsi dire: «Non pensiamo certo di chiedere le risorse europee per abbassare le tasse».Oggi tocca anche all'opposizione: arriva Matteo Salvini. Vediamo che accoglienza gli riserveranno gli ultras del Mes.
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