
Il 5 marzo ci sarà l'incontro tra la premier Giorgia Meloni e i vertici della nuova Anm chiesto dal presidente Cesare Parodi (di Magistratura indipendente) subito dopo la sua elezione, suscitando qualche malumore nelle correnti di sinistra che partecipano alla giunta, malgrado la conferma dello sciopero del 27 febbraio.
Se il tono di Parodi è stato molto dialogante, anche di fronte alla quasi immediata risposta di Palazzo Chigi, quello degli altri esponenti della nuova giunta lo è un po' meno.
Non tanto quello del vicepresidente Marcello De Chiara (Unità per la costituzione), che ha detto di considerare l'incontro «positivo», malgrado la convinzione che la riforma vada cambiata, ma soprattutto quello del segretario Rocco Maruotti (della progressista Area), che ha espresso «forti perplessità sull'utilità dell'incontro», sottolineando che l'apertura del governo sia venuta «solo pochi minuti dopo l'elezione e del nuovo presidente».
A Palazzo Chigi andranno tutti e tre e lì si vedranno le diverse sfumature di apertura al confronto, insieme alla concreta disponibilità del governo, cioè gli spazi per eventuali modifiche. Potrebbe finire in un dialogo tra sordi ma anche essere utile per svelenire il clima. Certo, da tutt'e due le parti, ci sarà bisogno di qualche concessione, insomma di un dialogo vero.
Tre giorni fa, parlando agli avvocati siciliani, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha forse indicato la strada. Ha detto che la riforma costituzionale per la separazione delle carriere «non si modifica», ma più interessante è il secondo passaggio in cui ha spiegato che sarà seguita da una serie di leggi ordinarie per definire aspetti come la riserva delle cosiddette quote rosa e il sistema di sorteggio.
Un modo come dire che se il testo rimarrà blindato in parlamento, dopo la prima approvazione alla Camera e negli altri tre passaggi, sarà però possibile in fase di attuazione qualche correzione. È stata anche una risposta al vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, quando ha chiesto che il nostro Paese «dia una risposta alle criticità» rilevate nella riforma dalla Commissione Ue «per evitare di subire censure, come è avvenuto alla Polonia».
È il caso dei ricordare che l'organo di autogoverno della magistratura, che dovrebbe sdoppiarsi tra quello per i pm e quello per i giudici, ha dato parere negativo alla riforma l'8 gennaio e l'avvocato numero due del Csm è vicino alla Lega. Sono tre le criticità. Uno: il progetto di riforma riguarda la sola magistratura ordinaria e «i magistrati dovrebbero essere giudicati da giudici tratti a sorteggio a differenza delle altre categorie professionali». Due: nella riforma c'è un «difetto di coordinamento perché non si prevede il ricorso per Cassazione, ma solo davanti alla medesima Alta Corte sebbene in composizione diversa», e «non si capisce bene se il ricorso per Cassazione è previsto solo per motivi di legittimità».
Tre: la riforma «non affronta i problemi relativi all'esercizio dell'azione disciplinare del Pg nel nuovo contesto determinato dal parallelo abbandono del principio costituzionale dell'unità della magistratura: ora potrebbe apparire distonica la designazione del Pg per magistrati giudicanti che appartengono» a carriere diverse e separate.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.