Increduli davanti al feretro che chiude il corpo di Re Silvio

Ho visto il funerale di Silvio dalla televisione, facendo zapping tra le varie reti. C'era qualcosa di inverosimile, non solo nella commozione della folla

Increduli davanti al feretro che chiude il corpo di Re Silvio
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Ho visto il funerale di Silvio dalla televisione, facendo zapping tra le varie reti. C'era qualcosa di inverosimile, non solo nella commozione della folla, persone di ogni tipo e estrazione sociale, di ogni età, che erano lì a testimoniare il lutto di milioni di italiani. Non solo in questo. Non solo nelle persone che gli sono state vicino sempre e negli ultimi anni, la compagna, i figli, politici, collaboratori, l'omelia del vescovo. Non solo negli striscioni d'amore.

È stato un funerale di Stato che non ha niente da invidiare a quello della regina Elisabetta. Perché in fondo è così, è morto un re. Ma il feretro, pensare Silvio chiuso là dentro, il suo corpo, il fatto che non ci sia più, ha qualcosa di surreale. Come in genere la morte. E vedere Silvio chiuso in una bara fa impressione, perché lui era la vita, la sua vitalità estrema che lo ha portato davanti alle telecamere, dal San Raffaele, per continuare a portare avanti le sue battaglie. Inoltre da quelle immagini ti accorgi di quanto fosse amato, di quanto abbia significato per questo paese. Dentro quella bara c'era il corpo del più grande imprenditore e anche del più grande statista che abbiamo avuto negli ultimi trent'anni, ma anche una persona di famiglia, una persona che chiunque ha sentito come un parente caro, uno zio non d'America ma d'Italia, un padre. Mi sono chiesto anche, guardando il funerale, osservando quelle scene di enorme partecipazione, come abbiano fatto i suoi detrattori a continuare a odiarlo anche da morto senza comprendere cosa è stato Silvio. Non c'entra l'averlo sostenuto o avversato politicamente.

Mi sono chiesto cosa pensavano, davanti alla tv, uno come Massimo Giannini, o uno come Marco Travaglio, che hanno riempito i loro quotidiani di ieri, il giorno del funerale di Silvio, dei veleni di sempre, neppure un giorno di tregua, neppure il giorno del funerale. Non significa essere coerenti, avversari di Silvio anche con Silvio in una bara, circondato da una folla che non tratteneva le lacrime. Significa, piuttosto, non aver capito ciò che Silvio ha significato per l'Italia. Significa non capire tante, troppe cose. Hanno contestato i funerali di Stato, ma la necessità di questo funerale di Stato è visibile proprio dall'enorme partecipazione popolare. Se non per lui, per chi avremmo dovuto farlo. Non sono riuscito a sentire tanto le parole di chi parlava, ero ipnotizzato dalla bara. Silvio è morto. Il corpo di Silvio nella bara. No, non riesco a pensare, come molti, che è andato lassù, in cielo, o fare un viaggio.

Guardando il funerale ho pensato solo a quello che scrisse Flaubert di Madame Bovary, quando muore, la frase più bella e vera sulla morte: «Elle n'existait plus». Lei non esiste più. Silvio non esiste più. E si fa fatica a crederci. Perché in fondo eravamo tutti convinti che fosse immortale.

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