Non bastavano i dubbi sempre più rilevanti sulla possibile intromissione di potenze straniere nella decisione della Corte Penale Internazionale di spiccare il mandato d'arresto per Almasri solo nel momento in cui è arrivato in Italia che ieri è arrivata una nuova ingerenza nella vicenda da parte dell'Unione europea.
Un portavoce della Commissione Ue, rispondendo a una domanda sul caso Almasri, ha dichiarato: «il Consiglio europeo nel 2023 ha invitato tutti gli Stati membri a garantire la piena cooperazione con la Corte, compresa la tempestiva esecuzione dei mandati d'arresto».
Per poi aggiungere: «non spetta alla Commissione europea far rispettare i mandati d'arresto della Corte penale internazionale, ma sosteniamo la Corte, ne rispettiamo l'imparzialità e l'indipendenza». Parole che hanno tanto il sapore della volontà di dettare all'Italia la linea in politica estera. L'Ue avrebbe fatto meglio a chiedere alla Corte Penale Internazionale per quale motivo non ha spiccato il mandato di arresto nei confronti di Almasri nel momento in cui è arrivato in Europa passando vari giorni (dodici per l'esattezza) in altre nazioni dell'Unione europea come il Belgio o la Germania.
Anche perché la procura dell'Aja ha spiccato un mandato di arresto nei confronti del libico a ottobre 2022 facendo arrivare il fascicolo sul tavolo della Corte che ha atteso solo il 18 gennaio scorso per emettere il provvedimento. I giudici della Corte hanno chiesto spiegazioni formali al governo italiano per il rilascio di Almasri ma i cittadini italiani vorrebbero prima capire tempi e modalità della sua richiesta di arresto.
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