Una visita di controllo giovedì sera. Alberto Zangrillo sente qualcosa di anomalo. Il respiro non è quello di sempre. Meglio fare una Tac. Non è facile convincere un paziente come Silvio Berlusconi. Solo poche ore prima, dopo aver appreso di essere positivo, aveva detto che avrebbe continuato a lavorare come sempre: «Non ho più la febbre né dolori, voglio rassicurare tutti che sto abbastanza bene. Continuo a lavorare nei modi possibili alla campagna elettorale in corso». Non è così, almeno oggi. Gli ottantaquattro anni non possono essere sottovalutati e alla fine il Cavaliere si decide ad andare al San Raffaele.
Il ricovero comincia così, intorno a mezzanotte. Fra precauazioni ed esami. La Tac conferma purtroppo quel che lo specialista aveva intuito: un principio di polmonite interstiziale bilaterale, un doppio focolaio in tutti e due i polmoni. Niente di grave, anche perché la malattia è stata scoperta all'inizio, ma il Covid ha insegnato che nulla è scontato.
Ci sono malati asintomatici che improvvisamente peggiorano, altri che reagiscono bene alla cure e recuperano rapidamente la salute.
Il leader di Forza Italia si installa in una minisuite al sesto piano del padiglione Diamante, nella sezione solventi. La giornata scorre lenta e blindata: il Cavaliere cammina per l'appartamento, fa un po' di fisioterapia, prende le medicine: gli antibiotici e un antinfiammatorio mirato, il Remdesivir. Si riposa, per come può riposarsi uno come lui; non è intubato, non è in terapia intensiva, deve solo aspettare che la malattia faccia il suo corso. Il telefonino è staccato, l'isolamento è assoluto, entrano solo gli infermieri, bardati con tutte le protezioni del caso, anche i familiari devono affidarsi alle comunicazioni di Zangrillo. Pure la fidanzata Marta Fascina, positiva e molto provata, deve limitarsi al telefono e alle parole di conforto del professore.
Facile intuire che l'umore non sia dei migliori. Il virus è arrivato come un nemico inatteso e subdolo, dopo essere stato tenuto a bada per mesi. Anche martedì chi aveva partecipato al tradizionale pranzo di Arcore si era presentato a tavola con regolare tampone. Come era di rigore anche all'ingresso di Villa Certosa.
Ma qualcosa è andato storto, i giornali ipotizzano in un incontro con i figli. Ma non ci sono certezze: forse le misure di sicurezza si erano un po' allentate, certo il Cavaliere ha incontrato tante persone in Sardegna, anche fuori dal perimetro di Villa Certosa, e ad Arcore. Si comprende quindi la sua frustrazione, ancora più grande perché siamo in piena campagna elettorale, i sondaggi danno un inatteso testa a testa fra centrosinistra e centrodestra nella un tempo inespugnabile Toscana, molti nelle scorse ore guardavano ad Arcore per mettere a fuoco la posizione da tenere nell'imminente referendum sul taglio dei parlamentari. Con il fondatore di Forza Italia critico verso la linea del «Sì», sostenuta ufficialmente da quasi tutti i partiti.
Ora le preoccupazioni diventano più private: il monitoraggio dei polmoni, il saturimetro per i parametri dell'ossigeno, la temperatura, con qualche linea di fastidiosa febbriciattola.
Lui, con la consueta impazienza, vorrebbe tornare subito a Villa San Martino e riprendere le mille battaglie di sempre. Proprio la scoperta del contagio ha evidenziato la nuova centralità dell'uomo di Arcore: le attestazioni di stima arrivate a sorpresa dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dalla sinistra di Leu, con quell'applauso nell'aula di Montecitorio, confermano la nuova centralità di Berlusconi in un quadro politico in movimento anche se apparentemente bloccato.
Ma il tempo dalle finestre del Diamante ha un'altra cadenza e il Cavaliere lo sa: è già stato qui
altre volte, era qui nel giugno 2016 quando subì una non banale operazione al cuore.I giornalisti bivaccano fuori. E il cellulare di Zangrillo continua a squillare: fra le molte chiamate anche quella di Francesca Pascale.
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