Inni, bandiere e Bibbia. Il mega-show di Putin. Messaggio ai russi e al mondo intero: "Avanti coi nostri piani"

Bagno di folla allo stadio Luzniki di Mosca, dove il presidente russo rilancia la sua propaganda. I vescovi: "Bestemmia". E anche le nuove telefonate con Scholz e Macron mostrano come il presidente non abbia intenzione di fermarsi.

Inni, bandiere e Bibbia. Il mega-show di Putin. Messaggio ai russi e al mondo intero: "Avanti coi nostri piani"

Anche il bagno di folla è compiuto. Vladimir Putin sceglie le celebrazioni dell'ottavo anniversario dell'annessione della Crimea per arringare un pubblico plaudente e i telespettatori da casa con la sua propaganda di Stato trasformata in mega-show. Maglione bianco a collo alto, giacca firmata da 12mila euro in barba al disastro economico a cui rischia di portare la Russia, Putin veste casual-chic ma il Re è nudo. Quello di ieri è un altro schiaffo all'Ucraina, un appello alla piazza perché lo sostenga anche sul lungo termine, ma anche un messaggio al mondo intero, visto che l'annessione della Crimea, unilaterale, non è riconosciuta dalla maggioranza della comunità internazionale ed è solo l'antipasto di un menu che Mosca vuole consumare fino al dessert: le vecchie frontiere sovietiche.

L'EVENTO

Le parole di Vladimir Putin tuonano nello stadio Luzniki di Mosca, il più grande di Russia, mentre le città ucraine sono da 23 giorni sotto le bombe russe indiscriminate e i civili martoriati da evidenti «crimini di guerra». Ma qui, il film di cui il leader russo si fa regista e protagonista è tutto un altro. Studenti e funzionari caricati sui pullman per assistere all'evento. I cori «Rossiya, Rossiya» - Russia, Russia - nello stadio gremito. Le autorità di Mosca parlano di 200mila persone presenti, divise fra dentro e fuori, dato che lo stadio può contenerne al massimo 81mila. Migliaia di bandiere a sventolare, con i colori della patria o con la lettera Z incisa per mostrare a tutti l'orgoglio dell'invasione, che il presidente russo continua a chiamare «operazione speciale». Ed eccolo il nocciolo del suo intervento, una replica ad arte delle puntate precedenti, stavolta con effetti sonori e furor di popolo: «L'operazione militare speciale è stata lanciata per evitare il genocidio dei russi». Il leader di Mosca «vende» la guerra come la buona azione di madre Russia, che vuole fare pulizia dei «nazisti» nel Donbass.

LE CITAZIONI

Se ce ne fosse ancora bisogno, l'esibizione rende evidente alla comunità internazionale quel che è già visibile sul campo di battaglia in Ucraina: Putin non ha intenzione di fermarsi. Mentre la diplomazia segue i suoi tempi - che le bombe fanno sembrare secoli - il nuovo Zar non cede di un millimetro nemmeno sul piano verbale. «Attueremo i nostri piani», promette. Se il presidente ucraino Zelensky è ormai diventato noto per le sue citazioni di Martin Luther King e Churchill, Putin si affida prima alla Bibbia: «Non c'è amore più grande che donare la propria anima per i propri amici», dice, con l'obiettivo di spiegare ai russi - privi di una libera informazione - che Mosca è intervenuta nel Donbass per difendere e non per attaccare. I vescovi si indignano: «Bestemmia». Ma il presidente russo chiude il discorso, infarcito di retorica nazionalista e falsità, con le parole del più illustre ammiraglio russo, Fyodor Ushakov, uomo dell'epoca zarista, venerato come santo dalla Chiesa ortodossa: «Le tempeste portano alla gloria della Russia. Così è stato allora! Così è oggi! E così sarà sempre!».

LA DIPLOMAZIA

Non è difficile capire perché anche l'ennesima telefonata con il cancelliere tedesco Olaf Scholz ieri, prima del grande evento, e quella successiva con il presidente francese Emmanuel Macron, fanno entrambe un nuovo buco nell'acqua. La colpa di negoziati ancora infruttuosi - è la tesi del leader russo - è tutta dell'Ucraina, che «temporeggia» e fa «nuove proposte irrealistiche». Così anche il bilancio della chiamata, durata poco meno di un'ora e sempre accompagnata dalla richiesta per una tregua rapida e una soluzione diplomatica, secondo il portavoce del Cremlino è «pessimo». La telefonata «difficilmente può definirsi amichevole», spiega Dmitri Peskov. Ma «la parte russa - conclude Mosca - è pronta a continuare a cercare soluzioni in linea con i suoi ben noti approcci di principio».

Non va meglio il secondo round con Macron. Come Scholz, il leader francese insiste per un cessate il fuoco. Nella chiamata di un'ora e dieci riferisce la grande preoccupazione per la situazione nella città di Mariupol, martoriata dalle bombe, con gli ucraini stremati, a corto di elettricità, cibo e acqua. Ma Putin continua a crogiolarsi nelle sue menzogne di Stato, assicurando che le forze russe stanno facendo «tutto il possibile per evitare vittime civili» e accusando le forze di Kiev di commettere crimini di guerra.

IL FINALE

Sembra un copione da manuale di propaganda sovietica. Ma arriva il fuori programma.

Il discorso di Putin viene interrotto all'improvviso dalle canzoni patriottiche cantante durante lo spettacolo. «Problemi tecnici», spiega il Cremlino. Ed è subito giallo. Evento registrato? Tentativo di boicottaggio? Comunque sia, Re Putin è nudo.

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