Da inquirente a "imputato". Tarfusser sentito dal Csm

L'accusa del Pg Nanni: "Non poteva chiedere la revisione del processo sulla Strage di Erba". Prossima udienza il 27

Da inquirente a "imputato". Tarfusser sentito dal Csm
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Se ne riparla il 27 febbraio. È durata venti minuti l'udienza alla Prima commissione che deve giudicare se il Pg Cuno Tarfusser ha o meno violato «i doveri di correttezza, riserbo ed equilibrio» e di non aver rispettato il regolamento organizzativo interno alla Procura generale.

In un Paese dove i pm spiano impunemente i legali, la giustizia creativa scavalca il Parlamento su temi sensibili come etica e immigrazione e la giustizia fa acqua da tutte le parti - anche fisicamente, vedi cosa è successo alla Corte d'Appello di Roma, evacuata dopo il crollo di un pezzo del controsoffitto nell'androne dell'entrata a causa di un'infiltrazione - l'ex vicepresidente della Corte penale internazionale dell'Aja con una carriera in toga fin qui impeccabile da mesi è sulla graticola con l'accusa di aver fatto prevalere il diritto a un giusto processo rispetto al regolamento interno alla Procura generale di Milano di cui è uno dei sostituti.

Galeotta fu la scelta di presentare la richiesta di revisione del processo per la Strage di Erba del 2006 (ritenuta ammissibile e fondata dalla Corte d'Appello di Brescia, l'udienza è fissata al 1 marzo), contestata nel merito e nel metodo dal Pg Francesca Nanni, da qualche giorno alla ribalta per l'assoluzione del pastore sardo Beniamino Zuncheddu da un processo per omicidio di più di trent'anni fa del quale lo stesso Pg aveva chiesto la revisione quando era a Cagliari.

Da quel che è trapelato, nella sua memoria depositata al Csm Tarfusser avrebbe difeso il suo operato, sottolineando di aver agito con riserbo studiandosi per mesi le carte del processo a Olindo Romano e Rosa Bazzi. «Più leggevo quelle carte, più mi convincevo che qualcosa non tornava», scrive Tarfusser nell'introduzione al libro Olindo e Rosa scritto dall'autore di questo articolo e da Edoardo Montolli. Per la Nanni, che sarà ascoltata il 27 febbraio su richiesta del Procuratore generale presso la Cassazione, Tarfusser avrebbe dovuto condividere questa scelta con lei, e solo lei avrebbe potuto decidere a chi assegnare eventualmente la revisione. Tesi che Tarfusser contesta per tabulas nella sua memoria difensiva. Esisterebbe anche un carteggio con la richiesta di un confronto, al quale la Nanni non avrebbe mai risposto, precedente al deposito della richiesta il 31 marzo dell'anno scorso. Lo stesso Pg Nanni ha rivelato di recente di aver lavorato «per mesi in silenzio» alla revisione del caso Zuncheddu, di «aver parlato con i legali del pastore sardo», di «aver maturato il convincimento che fosse innocente». Esattamente quello che ha detto e fatto Tarfusser, lontano dai riflettori, con riserbo e correttezza. Ed è strano che la richiesta di revisione sia stata liquidata dalla Nanni come inammissibile e infondata dopo 27 giorni dal suo deposito (non ci volevano mesi?) e che sia rimasta nel cassetto per oltre 100 giorni prima di essere spedita a Brescia, che invece l'ha presa in esame.

È presto per capire cosa deciderà il Csm, certo l'eventuale riapertura del processo non inciderà sul verdetto, trattandosi di due questioni separate e indipendenti.

Il vicepresidente Fabio Pinelli, che presiede la commissione, ha già fatto sapere cosa pensa dell'autonomia dei sostituti: «L'idea che nella magistratura la scelta di un capo incida non solo nell'organizzazione dell'ufficio, ma investa l'orientamento dell'azione penale, è da respingere perché offensiva per i magistrati».

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