La riforma della giustizia su intercettazioni, giusto processo, prescrizione e Csm non può aspettare. Nel vertice di maggioranza di ieri al ministero della Giustizia è stato proprio il Guardasigilli Carlo Nordio a chiedere un calendario «stretto» per il disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere tra pm e giudici, con una corsia preferenziale che probabilmente scavalcherà la riforma del premierato. «Il testo sulla separazione delle carriere non deve essere cambiato, a meno che non ci sia un accordo all'interno della maggioranza», avrebbe detto Nordio, come conferma più di un partecipante all'incontro. Oggi la calendarizzazione della riforma dovrebbe essere formalizzata in Aula: in prima Commissione alla Camera è già scaduto la scorsa settimana il termine per presentare gli emendamenti. Per avere una road map bisognerà attendere la decisione della Conferenza dei capigruppo alla quale la maggioranza chiederà di calendarizzare il testo in aula entro fine novembre, massimo dicembre. Poi si passerà al Senato a marzo ed entro la fine del 2025 si potrebbe concludere la doppia lettura tra le due Camere, in attesa del referendum da tenersi nella primavera del 2026. Forza Italia e Maurizio Lupi di Noi moderati chiede di evitare il sorteggio anche tra i membri laici del Csm, il segnale è che bisognerà discuterne bene. C'è tempo fino a gennaio per il primo via libera di Montecitorio, dicono i presenti al vertice. Tra i parlamentari azzurri, leghisti e meloniani c'erano i due vice di Nordio Francesco Paolo Sisto (Fi) e Andrea Delmastro (Fdi) e i presidenti della Commissione Giustizia e Affari costituzionali Ciro Maschio (Fdi) e Nazario Pagano (Fi).
Sulle intercettazioni si sa soltanto che il termine dei 45 giorni come limite non si applicherà ai reati di codice rosso, così come già avviene per i reati di mafia e terrorismo, mentre non sarebbe stato affrontato il tema dei dossieraggi.
D'altronde, l'ipotesi di un possibile decreto legge per limitare l'accesso alle banche dati è tramontata già nei giorni scorsi. «Chiunque ha a cuore la difesa della democrazia e delle istituzioni dovrebbe essere preoccupato», dice Lupi ai cronisti dopo l'incontro.
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