Come nel 1915, l'Italia torna a dividersi tra neutralisti e interventisti. Solo che stavolta non si parla più di riconquistare Trento e Trieste strappandole all'artiglio asburgico, ma di prendere parte ai raid che la coalizione internazionale anti-Isis sta progettando di fare in Iraq.
Dopo che il Corriere della Sera aveva anticipato che i Tornado con la coccarda tricolore già scaldavano i motori, la notizia è diventata di dominio pubblico e anche il ministero della Difesa è stato costretto a pronunciarsi.
Nemmeno due giorni e già la politica non parla che di intervento. Mentre il premier Renzi tace, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiesto "collaborazione internazionale e strategie comuni". Una posizione analoga a quella espressa dall'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ieri sera ha affermato di "non essere a favore di avventure isolate, che sarebbero controproducenti."
"L'Isis - spiega il Cav - si può estirpare e sconfiggere soltanto con un accordo fra i principali protagonisti internazionali: l'America, l'Europa con dentro il nostro Paese, la Federazione Russa e la Cina."
Ieri il ministro della Difesa italiano Roberta Pinotti, nella conferenza stampa insieme al segretario della Difesa Usa Ashton Carter, ha confermato che "non c'è ancora un orientamento preso dal governo" ma ha ricordato che l'Italia ha già deciso "con i nostri alleati di contrastare con forza il Daesh ed è questo il punto".
Il fronte pacifista annovera, come di consueto, Sel e sinistra dem, ma anche Beppe Grillo si era schierato contro i bombardamenti.
Mentre il leader della Lega Matteo Salvini si dice favorevole ad intervenire, Ignazio la Russa di Fratelli d'Italia invita a non dimenticare la Libia concentrandosi esclusivamente sul teatro iracheno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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