Inzaghi "dribbla" i pm. "Richieste, non minacce"

L'allenatore interista ricostruisce la telefonata con Ferdico per i biglietti di Istanbul: nessuna pressione

Inzaghi "dribbla" i pm. "Richieste, non minacce"
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«Non ho subito minacce dalla curva dell'Inter», ma solo «richieste» di biglietti. Il primo testimone eccellente del caso ultrà è Simone Inzaghi. Ieri è stato sentito come persona informata sui fatti nell'inchiesta della Procura di Milano sulle infiltrazioni criminali nelle Curve di Inter e Milan che dieci giorni fa ha portato all'arresto di 19 persone. L'allenatore nerazzurro è stato ascoltato degli investigatori della Squadra mobile in un ufficio periferico della polizia per evitare i giornalisti appostati davanti alla Questura e ha risposto a tutte le domande, si è saputo, in una deposizione «lunga, serena ed esauriente». Oggi, o al massimo domani, sarà la volta del vicepresidente del club, Javier Zanetti.

Inzaghi (non indagato) ha parlato di richieste arrivate dai capi Curva, di interlocuzioni, ma non di minacce e ha dichiarato di non essersi sentito intimidito. Le domande vertevano in particolare su un'intercettazione, agli atti del fascicolo dei pm Paolo Storari e Sara Ombra, con Marco Ferdico, nel direttivo ultrà interista, in cui quest'ultimo sollecitava il mister a intervenire nei confronti del presidente Giuseppe Marotta per avere più biglietti per la finale di Champions di Istanbul del 2023. Inzaghi ha spiegato che il dialogo rientrava nei rapporti ordinari tra tifoseria organizzata e squadra. L'allenatore ha ammesso la telefonata e di aver avuto rapporti con i capi ultrà che, ha spiegato, parlavano con tutti, con allenatore e dirigenza. Ha ripetuto che in quei dialoghi lui non ha avvertito alcuna pressione e non ha manifestato alcun timore, alcuna paura.

Nell'intercettazione del 26 maggio 2023 Ferdico, ora in carcere per associazione per delinquere aggravata dalla agevolazione mafiosa, sottolineava che «vista la situazione di stallo sulla vicenda biglietti» avevano «attuato uno sciopero del tifo in occasione della finale di Coppa Italia», precedente a quella di Champions. E diceva a Inzaghi: «Te la faccio breve Mister... ci hanno dato 1.000 biglietti... noi ci siam fatti due conti... ne abbiam bisogno 200 in più per esser tranquilli... ma non per fare bagarinaggio mister (...) arriviamo a 1.200 biglietti? Questa è la mia richiesta». E l'allenatore: «Parlo con Ferri con Zanetti con Marotta... parlo con quelli (...) verrò su... poi ti faccio sapere qualcosa... gli dico... che ho parlato con te e che tanto avevi già parlato con Ferri e Zanetti (...) Marco io mi... mi attivo e ti dico cosa mi dicono». Ferdico: «È il direttore Marotta... bisogna parlare con lui... perché lui ha l'ultima parola». La Nord alla fine aveva ottenuto i 1.500 biglietti richiesti fin dall'inizio. Inzaghi ha chiarito agli investigatori, da quanto si è saputo, che per una squadra, quando è sul campo, è molto diverso se a supportarla ci sono 800 o invece 1.500 persone che fanno il tifo e, dunque, che l'interesse suo e della squadra era di non perdere quel supporto e di scongiurare un altro sciopero del tifo.

Da quanto si apprende, slittano le audizioni del milanista Davide Calabria e dell'interista Hakan Calhanoglu, impegnato con la nazionale

turca. Sono anche loro estranei all'indagine ma tirati in ballo da alcune conversazioni intercettate. Potrebbe essere superflua invece la testimonianza di Milan Skriniar, ex Inter e attuale difensore del Paris Saint-Germain.

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