L'Ilva? È rimasta aperta e di fatto secondo le condizini dettate dal vecchio governo. La Tap? I lavori vanno avanti. La Tav? Tira aria di retromarcia tra i Ciqnue Stelle. La tecnica è semplice: non parlarne e sotto traccia di fatto proseguire sulla strada tracciata già dai governi precedenti. I Cinque Stelle sui loro cavalli di battaglia rischiano l'implosione. Un caso abbastanza illuminante è quello proprio del gasdotto che arriva in Italia dopo aver attraversato Grecia e Albania.
Tra due giorni, come ricorda Repubblica, con un silenzio-assenso riprenderanno i lavori per posizionare sotto il suolo italiano i tubi per il gasdotto che porterà nel nostro Paese il gasa dall'Azeirbaijan. Nessuno, soprattutto nella sponda grillina del governo, ha posto il veto sull'accordo che di fatto farà ripartire il cantiere da lunedì.
Di Maio finora non ha firmato atti che possano bloccare l'opera e dalla sua poltrona al Ministero dello Sviluppo Economico preferisce la carta del silenzio. Cancellare il progetto porterebbe alla perdita di 40 miliardi e la scelta diventerebbe immediatamente impopolare in vista delle Europee del 2019. Ma il silenzio accompagna il governo anche sul fronte della Tav. Toninelli, ministro dei Trasporti, non ha ancora deciso il da farsi.
E i lavori a Chiomonte proseguono. Uno stop sulla Torino-Lione potrebbe essere un salasso. E così sulle grendi opere da "cancellare" con foga grillina resta soltanto la propaganda. La realtà di governo a quanto pare è ben diversa...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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