Ipotesi complotto, Boccia rischia 7 anni

Da gossip a caso di Stato. L'influencer indagata replica sui social: "Operativa"

Ipotesi complotto, Boccia rischia 7 anni
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L'amaro sabato di Boccia. I carabinieri alla porta, e sul decreto di perquisizione la sorpresa: oltre all'accusa di lesioni, quella di aver esercitato «minacce idonee a compromettere la figura politica e istituzionale di Gennaro Sangiuliano». Addio fogliettone di fine estate, sorge l'ipotesi di un complotto contro l'esecutivo, e la donna rischia fino a 7 anni di carcere.

In procura, a Roma, il pm Giulia Guccione non ha insomma preso sottogamba la denuncia dell'ex ministro della Cultura contro Boccia. Ora indagata per lo stesso reato per cui era finito sotto processo Leoluca Bagarella per la cosiddetta trattativa Stato-Mafia. Ossia per l'articolo 338 del codice penale, «violenza o minaccia a un corpo politico o a suoi singoli componenti» finalizzata a «impedirne» o «turbarne comunque l'attività». E, come si legge nel decreto di perquisizione, per gli inquirenti quelle «indebite pressioni» denunciate da Sangiuliano sarebbero appunto «minacce», finalizzate a «turbarne l'attività», per strappare quell'agognata - ma mai arrivata - nomina a consulente per i grandi eventi.

Da faccenda privatissima a questione di Stato il passo è stato breve. Prima il gioco sembrava sorridere a Boccia, con Sangiuliano costretto alle dimissioni e indagato per peculato e rivelazione di segreto d'ufficio, adesso non sembra più che alla 41enne di Pompei abbia giovato il lavoro ai fianchi portato avanti per settimane a colpi di social, foto, video, interviste e dichiarazioni polemiche. Tanto che in procura a Roma quell'accerchiamento è stato, appunto, tradotto almeno come ipotesi in una minaccia contro l'ex titolare del dicastero della Cultura, mentre per la donna restano in piedi anche le altre ipotesi di reato per le quali la pm l'ha iscritta nel registro degli indagati, ossia lesioni e violazione della privacy.

Lei non sembra aver accusato troppo il colpo. Già nella notte tra sabato e domenica Boccia in una storia Instagram s'è detta nuovamente «operativa», mostrando i nuovi smartphone e snocciolando le manifestazioni d'affetto ricevute. Ovviamente online, il suo campo d'operazione preferito.

Ora le toccherà spiegarsi di persona: una sua convocazione in procura è ormai imminente. E dovrà chiarire a verbale quei comportamenti. Oltre all'unghiata assestata sulla fronte dell'uomo, anche le pressioni sul ministro, la sua inesistente nomina celebrata sui social con il solo fine di mettere Sangiuliano in difficoltà, la vicenda dell'app per spiare lo smartphone che avrebbe voluto installare sul telefonino del titolare della Cultura per poterlo controllare. Gli inquirenti si chiedono anche se ci sia un legame tra il trojan installato o solo «minacciato» nello smartphone del ministro e le insinuazioni sul ruolo di Arianna Meloni, sorella della premier, nella sua mancata nomina. La donna aveva infatti allargato il tiro nei giorni più caldi della polemica su altri componenti della maggioranza e del governo, puntando alla sorella di Giorgia e postando anche una foto col suo ex compagno e titolare dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, negando però d'avere con lui «una conoscenza approfondita». Sul presunto ruolo di Arianna si era incentrato anche il giallo della mancata partecipazione della donna a «È sempre Carta Bianca», visto che per Bianca Berlinguer «Boccia voleva dire che la sua nomina è stata bloccata da Arianna Meloni».

Insomma, l'attivismo in stile Mata Hari di Boccia, le sue gite nei palazzi del potere filmate di nascosto con gli occhiali, le conversazioni registrate all'insaputa degli interlocutori, il sospetto che un trojan le desse accesso alle conversazioni dell'ex ministro, le allusioni velenose verso l'esecutivo e le pressioni per ottenere la nomina che emergono dalle chat e dagli altri atti depositati da

Sangiuliano adesso, come un boomerang, sembrano rivolgersi contro l'influencer e non-consigliera del Palazzo del Collegio Romano. Con buona pace del Garante della privacy, il gossip, in questa storia, sembra ormai in secondo piano.

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