Settanta giornalisti arrestati in Iran dall'inizio delle proteste a settembre, 400 manifestanti condannati nei soli tribunali della capitale, Teheran. Nuove condanne a morte per chi protesta, dopo le prime due già eseguite perché siano di monito a chi intende tornare in piazza. E nella lista degli iraniani che rischiano di essere impiccati per aver manifestato contro il regime c'è un altro sportivo, Amir Nasr-Azadani, del cui arresto non si era saputo nulla perché - secondo il sito di informazione Iran Wire - la famiglia «è stata ripetutamente minacciata dalle forze di sicurezza della Repubblica islamica» perché tacesse. La sua condanna potrebbe essere imminente come quella del rapper Saman Yasin.
Le proteste non si fermano e la repressione contro i rivoltosi si fa più dura. Secondo le autorità iraniane sarebbero 11 le persone nel braccio della morte per le proteste, ma per l'Organizzazione iraniana per i diritti umani sono ben 12 di più. Il regime vuole mostrare il pugno di ferro per sedare la rivolta. E ieri lo ha esibito pure ai danni di chi aveva annunciato di «salvare», giustiziando due detenuti per reati legati alla droga nella prigione di Qazvin, Iran nord-occidentale, nonostante la Corte avesse promesso che le esecuzioni non sarebbero state portate a compimento.
Il regime usa le maniere forti indistintamente. Non solo i giornalisti che tentano di raccontare quanto sta accadendo nella Repubblica islamica (dei 70 finora arrestati, in 35 sono ancora detenuti). Ma anche gli atleti, come dimostra il caso del calciatore Nasr-Azadani. La Fifpro, il sindacato internazionale dei giocatori professionisti, si è detta «scioccata e disgustata dalle notizie secondo cui il calciatore professionista Amir Nasr-Azadani rischia l'esecuzione dopo aver fatto campagna per i diritti delle donne e le libertà fondamentali nel suo paese. Siamo solidali con Amir e chiediamo l'immediata rimozione della sentenza». Ma il regime ha già ucciso nelle strade dell'Iran tre atleti, il giocatore di pallavolo Ali Mozaffari, colpito a morte durante una manifestazione a settembre, il calciatore Mohammad Ghaemifar, e il bodybuilder Ehsan Ghasemifar. E sarebbero almeno 25 - secondo Iran Wire - gli atleti che rischiano l'esecuzione.
Per protestare contro la repressione, la Francia ha annunciato che convocherà l'incaricato d'affari iraniano a Parigi, Seyed Hossein Samimifar. Eppure il regime degli ayatollah, nelle stesse ore, mentre promette di punire la rivolta anche all'estero, stringe i rapporti con i contendenti dell'Occidente, Russia e Cina.
Teheran e Pechino hanno siglato ieri 16 memorandum d'intesa durante la visita a Teheran del vice primo ministro cinese, Hu Chunhua, nell'ambito dell'accordo di cooperazione di 25 anni in vigore tra i due Paesi. Sempre ieri, il procuratore generale russo Igor Krasnov è arrivato in Iran per una visita ufficiale su invito. È la prima di un procuratore generale russo nella Repubblica islamica.
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