Iran, impiccati altri 3 manifestanti anti-regime. L'Ue: "Basta condannare a morte chi protesta"

Amnesty: "La strage di Stato va fermata". Il G7: "Mai armi nucleari all'Iran"

Iran, impiccati altri 3 manifestanti anti-regime. L'Ue: "Basta condannare a morte chi protesta"
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Sono stati impiccati ieri mattina all'alba, nella città di Isfahan, Iran. Si chiamavano Majid Kazemi, Saeed Yaghoubi e Saleh Mirhashemi e la loro fine sta indignando il mondo e fa alzare la voce dell'Unione europea e delle organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International. «Con la loro esecuzione arrivano a sette i manifestanti già impiccati dall'inizio delle proteste - ricorda Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia - in un contesto in cui l'Iran ha registrato già 260 impiccagioni solo quest'anno, che si aggiungono alle 576 dello scorso anno. Appena 24 ore fa, le autorità iraniane avevano accusato le organizzazioni per i diritti umani di aver diffuso la notizia falsa dell'imminente esecuzione. Altro che falsa, purtroppo - commenta Noury -. La comunità internazionale agisca per mettere fine a questa strage di stato».

Subito dopo l'impiccagione, avvenuta dopo presunte «confessioni» - in genere dichiarazioni estorte con la violenza - anche l'Unione europea si è fatta sentire. «Sono stati giustiziati dopo essere stati arrestati e condannati a morte in relazione alle recenti proteste in Iran. L'Unione Europea condanna tali esecuzioni con la massima fermezza possibile e invita ancora una volta le autorità iraniane a porre immediatamente fine alla pratica fortemente condannabile di imporre e eseguire condanne a morte contro i manifestanti», scrive in una nota il portavoce dell'Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell. «L'Unione Europea - si legge ancora - esorta le autorità iraniane ad astenersi dall'applicare la pena di morte e dall'eseguire future esecuzioni e a perseguire una politica coerente verso l'abolizione della pena di morte. È inoltre imperativo che le autorità iraniane difendano i diritti degli imputati in materia di giusto processo e garantiscano che coloro che sono sotto qualsiasi forma di detenzione o detenzione non siano oggetto di alcuna forma di maltrattamento».

Dal G7 di Hiroshima, invece, emerge la forte preoccupazione della comunità internazionale per l'inarrestabile escalation del programma nucleare iraniano, «che non ha alcuna credibile giustificazione civile e lo avvicina pericolosamente ad attività nei fatti correlate alle armi». I leader del G7 ribadiscono la loro fermezza perché «l'Iran non debba mai sviluppare un'arma nucleare» e chiedono a tutti i paesi «di sostenere l'attuazione della risoluzione Onu 2231». «Esortiamo l'Iran - si legge nella dichiarazione approvata a Hiroshima - a porre fine alle escalation nucleari.

Chiediamo all'Iran di adempiere senza ulteriori indugi ai suoi obblighi giuridici e ai suoi impegni politici in materia di non proliferazione nucleare. Una soluzione diplomatica rimane il modo migliore per risolvere i timori internazionali riguardanti il programma nucleare iraniano».

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