Iran, la strage dei bambini

Sono 58 i minori vittime della repressione del regime dall'inizio delle proteste per l'omicidio di Mahsa. Ora Teheran punta ai vip: arrestata l'attrice Ghaziani, nel mirino sportivi e celebrità

Iran, la strage dei bambini

Continua l'escalation della violenza in Iran e a pagarne il prezzo sono soprattutto i bambini. I giovani sono stati in prima linea dopo la morte di Mahsa Amini, arrestata per non aver indossato correttamente l'hijab. Almeno 58 bambini, alcuni di appena otto anni, sono stati uccisi in Iran. Secondo gli attivisti per i diritti umani sono 46 i ragazzi e 12 le ragazze sotto i 18 anni morti. Tra questi c'è la tragedia di Kian Pirfalak, 9 anni, una delle sette persone tra cui un bambino di 13 anni uccise mercoledì nella città occidentale di Izeh. I servizi di sicurezza iraniani hanno però incolpato i «terroristi». Un'altra vittima è Kumar, diventato un martire dopo essere morto per le strade della sua città natale di Piranshahr, nell'Iran occidentale, il 30 ottobre. Suo padre Hassan Daroftadeh ha raccontato che è stato colpito più volte a distanza ravvicinata. E poi ha aggiunto: «Kumar era solo in piedi per strada. Non ha detto una parola. Non so con quale coscienza lo abbiano martirizzato». Il video di Hassan che piange sulla tomba di suo figlio è diventato virale sui social. «Hanno detto che gli "stranieri" lo hanno ucciso. Non so come l'ufficiale che l'ha ammazzato abbracci i suoi stessi figli. Non so come faccia a dormire la notte», ha tuonato.

Prima della morte di Kumar c'è stata anche la storia di Mohammad Eghbal, 17 anni. Stava andando alla preghiera del venerdì quando è stato colpito alla schiena da un cecchino a Zahedan. Secondo Amnesty International, quel giorno 10 bambini sono stati uccisi a Zahedan. Mohammad Eghbal lavorava come operaio dall'età di 9 anni per mantenere la sua numerosa famiglia e aveva sognato di mettere da parte abbastanza soldi per comprare uno smartphone per poter aprire un account Instagram. Le sue ultime parole sono state rivolte a uno sconosciuto, ha raccontato uno dei suoi parenti: «Ha chiesto a un passante: Per favore, prendi il mio cellulare dalla tasca e chiama mio padre. Digli che mi hanno sparato. Quando la sua famiglia è arrivata in ospedale per cercarlo, ha trovato cadaveri che giacevano sul pavimento e le urla e le grida delle madri».

Una settimana dopo è la volta di Abolfazl Adinehzadeh 17 anni. Era per le strade della sua città natale Mashhad e non è più tornato a casa. «Abbiamo seppellito Abolfazl con più di 50 proiettili di fucile ancora nel suo corpo», ha detto un membro della famiglia. Anche la morte di due adolescenti, Nika Shakamari e Sarina Esmailzadeh, entrambe probabilmente picchiate a morte dalle forze di sicurezza per aver protestato, ha provocato grande indignazione. Così come la storia di Asra Panahi, 16 anni, morta dopo essere stata attaccata dalle forze di sicurezza all'interno della sua classe. Un'altra ragazza di 16 anni in Kurdistan è invece sopravvissuta. Dopo essere arrestata si è gettata da un furgone della scuola la scorsa settimana. La repressione continua anche su altri fronti. La procura ha convocato alcuni vip e celebrità, tra cui alcuni personaggi del cinema e del mondo dello sport, perché rispondano dell'accusa di aver diffuso sui social media «commenti falsi, non documentati e provocatori» in appoggio alle proteste. Ieri la magistratura di Teheran ha annunciato che l'attrice Hengameh Ghaziani è stata arrestata. Nel suo account Instagram, Ghaziani aveva postato un breve video con il capo scoperto.

Fra le persone raggiunte da un mandato di comparizione figurano le attrici Elnaz Shakerdoust, Mitra Hajjar, Baran Kowsari, Sima Tirandaz e Hengameh Ghaziani, i due ex parlamentari riformatori Parvaneh Salahshouri e Mahmoud Sadeghi e l'ex allenatore della squadra di calcio del Persepolis Yahya Golmohammadi.

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