"Irresponsabile far sbarcare i migranti. È ora di finirla con il finto buonismo"

Il governatore: «Condizioni inumane a terra per i 194 della Sea Watch»

"Irresponsabile far sbarcare i migranti. È ora di finirla con il finto buonismo"

«Questa favola del finto buonismo deve finire. L'hotspot di Messina è una struttura dichiarata inadeguata dalle autorità sanitarie perché incompatibile con la permanenza dei migranti. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con cui in precedenza avevo rapporti di collaborazione, ha scelto di non ascoltarmi, ma non ha certo fatto un regalo ai quei 200 disperati. Il suo non è un atto di responsabilità. Neppure nei confronti di gente che ha affrontato peripezie e sofferenze». «In questo momento - spiega al Giornale il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci - credo che il governo abbia l'interesse a minimizzare qualsiasi problema. Da anni si sa che l'hotspot di Messina è in una situazione assolutamente precaria».

I migranti intanto sono a terra come intende reagire?

«Nei prossimi giorni disporrò una visita tecnica per mettere fine alla favola di chi da una parte sostiene di stare con i migranti e dall'altra li costringe a vivere in strutture prive dei più elementari requisiti. Ho un certificato con la data di ieri delle autorità sanitarie di Messina che attestano l'inadeguatezza di quei locali».

Lei chiedeva di farli restare sulla nave. Era una soluzione migliore?

«Io non ho mai chiesto di lasciarli su una nave inadeguata. Le mie dichiarazioni del 25 febbraio sono chiare. L'eventuale quarantena o la cura di sospetti casi di Coronavirus dovevano, nel caso, avvenire a bordo di un'imbarcazione in grado di ospitarli per 14 giorni. Quindi se quella nave non era adeguata bisognava trovare un porto attrezzato. I diritti e la dignità umana vengono sempre per primi. La mia linea da presidente della Regione e da uomo di destra è sempre stata questa».

Ha sentito il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese?

«Abbiamo cose molto più importanti da fare che rincorrere dei fantasmi».

Se si fosse scelto un porto siciliano più adeguato non avrebbe avuto nulla da obbiettare?

«Scegliere o approntare porti per i migranti non è competenza mia, ma dello Stato. In passato, pur avendo più di un motivo per farlo, non ho mai preso posizione, ma in una condizione di emergenza sanitaria era indispensabile farlo. Mi lamento per i mancati controlli sui passeggeri in arrivo dalle zone cosiddette gialle e vuole che resti tranquillo davanti a persone provenienti da aree dove ritengo che i controlli siano di un livello più basso?»

Ma veramente non vuole neanche gli italiani provenienti dalle cosiddette zone gialle?

«Ho semplicemente detto, come stabilisce il decreto del presidente del Consiglio, che se vi sono comitive provenienti dalle zone a rischio è meglio rinviare il viaggio di qualche settimana in modo da far star più sereni noi e loro perché, a oggi, il governo centrale non ci consente di esercitare alcun serio controllo. Ogni giorno ricevo messaggi che denunciano il rientro in Sicilia di insegnanti, studenti e operai dalle zone gialle transitati senza il minimo accertamento da aeroporti e stazioni. Invitare alla prudenza e al rinvio dei viaggi significa confidare in un'attenuazione del processo infettivo e nel contempo sperare che da Roma arrivino disposizioni più precise e più severe».

C'è una latitanza del governo anche su questo?

«Certo. Da governatore non posso disporre i controlli. È una competenza della struttura sanitaria dello Stato esercitata fin qui a giorni alterni in maniera lacunosa. Io invece auspico - sia per noi, sia per i cittadini delle zone gialle - una situazione di reciproca tranquillità».

Pensa che la Sicilia venga trascurata?

«Nei nostri confronti c'è solo arroganza. Per molti la Sicilia è terra di frontiera.

Fino a quando non modificheremo il Trattato di Dublino e fino a quando l'Europa cinica e ipocrita non si farà carico del fenomeno migranti saremo soltanto un lembo d'approdo per disperati. Vorrei sapere che fine hanno fatto le politiche di sviluppo e cooperazione europea che avrebbero dovuto consentire ai migranti di non lasciare i loro Paesi».

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