
Zdenek Zeman di nuovo ricoverato. Sospetta ischemia cerebrale per il 77enne allenatore boemo, che si trova nella Stroke Unit del Policlinico universitario Gemelli. È «vigile e collaborativo con i medici e sono in corso ulteriori accertamenti», si viene a sapere dall'ospedale dove in questi giorni si trova anche papa Francesco. Zeman a ottobre era stato colpito da un ictus che gli aveva causato un'emiparesi al braccio destro. «Nel caso di Zeman - spiega Paolo Maria Rossini, responsabile del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione dell'Irccs San Raffaele-Roma - parliamo di un fumatore che non sappiamo se ha sospeso le sigarette o non ha controllato altri fattori di rischio. Tra questi, infatti, non c'è solo il fumo: anche la pressione alta non controllata, la fibrillazione del cuore, i grassi elevati nel sangue, un diabete fuori controllo sono fattori di rischio che se non monitorati e controllati aumentano la possibilità che alla prima ischemia ne segua una seconda».
Il nipote di Cesto. Per anni era questo il segno di riconoscimento, la sua fotografia sul passaporto calcistico. Figlio di Praga e della Cecoslovacchia comunista dalla quale se ne andò, due anni prima dell'invasione dei carri armati sovietici, l'esilio e la fuga che, vent'anni prima, avevano spinto verso l'Italia Cestmir Vycpalek, appunto suo zio, raffinato calciatore, eccellente allenatore con due scudetti vinti alla guida della Juventus.
Zeman è stato il profeta del calcio di sacrificio, degli allenamenti duri e antichi, un ginnasiarca, le fatiche sui gradoni, i sacchi di sabbia sulle spalle, sudori miliardari, Zeman inventore del Foggia spettacolo, Zeman anti-juventino dunque idolo di tre quarti d'Italia, Zeman il grande accusatore sulle farmacie del football, il doping, sempre con i bianconeri come bersaglio, Zeman sulle due panchine della capitale, Zeman -Sdengo, personaggio reinventato nelle gag di Antonio Albanese, Zeman avvolto nel fumo di mille sigarette, Zeman «'u mutu» come lo chiamavano a Licata per quelle pause dopo ogni parola, un'eternità angosciante, Zeman il maestro del football d'attacco, Zeman il cocciuto ripetente nel gioco di difesa, Zeman quello che il derby è una partita come un'altra, il segno di Zeman, come quello di Zorro, ogni frase una sentenza, come sacre scritture, il viso eduardiano, scavato, le labbra appena storte sulla bocca quasi una minaccia di un pensiero segreto, il tono baritonale della voce appena percepito, la voglia di essere diverso in mezzo al corteo anonimo, servile, opportunista, Zeman esonerato in ogni dove ma con l'ego del migliore allenatore dell'universo, da cui Zemanlandia, terra di poeti e sognatori.
Difficile da accettare, facile da esaltare, la sua bohemian rhapsody ha affascinato le curve affamate e incantato i cronisti romantici, la sua primavera di Praga ha conosciuto troppi autunni d'Italia. Ora, nella stanza d'ospedale, c'è il silenzio, quel silenzio che lo ha accompagnato da sempre. L'unica vera sofferenza, la rinuncia al pro-fumo del tabacco, la nuvola sulla quale stava ben piantato.
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