Non è ufficiale, ma il tam tam sulla bocciatura della fusione tra Ita e Lufthansa da parte della Commissione Ue da ieri si è fatto assordante. Tanto che a Bruxelles si aspetta solo l'esito delle elezioni per annunciare ufficialmente lo stop. A mettersi di traverso, come oramai si era ben capito, è la vicepresidente esecutiva della Commissione Ue e responsabile della direzione per la concorrenza (DgComp), la danese Margrethe Vestager. Una politica di professione della sinistra radicale, che in Europa sta nel gruppo dei liberaldemocratici.
Vestager, come capo della DgComp, ha l'ultima parola per autorizzare o respingere l'operazione, valutando gli effetti sulla concorrenza. E la sua linea è che con Lufthansa insieme alla ex Alitalia si crea un quasi monopolio nei voli da Linate e Fiumicino per l'Europa centrale e una posizione dominante nei voli intercontinentali tra Italia, Usa e Giappone, dove Lufthansa e alleati sono già molto forti. Una posizione per nulla condivisa a Roma e Berlino, che pure hanno cercato di collaborare con alcuni correttivi. Ma ninete da fare. Per questo la posizione di Vestager è parsa ostile fin dal primo momento: dietro alle perplessità su una presunta posizione dominante si celerebbe lo zampino di Emmanuel Macron.
Il presidente francese, che con la politica danese condivide le posizioni liberaldemocratiche nell'Unione europea, teme per le conseguenze su Air France, altro big dei cieli del Vecchio Continente, da anni in coppia con l'olandese Klm.
In altri termini, l'operazione Ita-Lufthansa sarebbe stata anche presa in mezzo all'asse Macron-Vestager. Sta di fatto che proprio alla vigila delle elezioni che cambieranno equilibri e uomini a Bruxelles e Strasburgo, si è appreso che su Ita-Lufthansa le discussioni con la Commissione europea si sono infrante sulla questione delle rotte a lungo raggio verso gli Usa e la partecipazione di Ita alla jv che lega Lufthansa a United Airlines e ad Air Canada. Su questo punto in particolare non è stata trovata una convergenza.
La data ufficiale della decisione dell'Antitrust resta il 4 luglio, ma le fonti vicine al dossier lo danno per chiuso perché Ita non avrebbe accettato di cedere tutti gli slot chiesti dall'Antitrust in Europa, e in particolare quelli a Linate, oltre a quelli intercontinentali dove entrambe le compagnie hanno voli diretti (in Usa, in Canada e a Tokio).
Non a caso, ieri si sono alzate forti voci critiche da parte del governo italiano. «Penso che sulla vicenda Ita-Lufthansa - ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti - ogni singolo italiano, di destra e di sinistra, abbia perfettamente capito che quello che ha fatto il governo è la cosa giusta. A me dispiace moltissimo che in Europa a oggi non l'abbiano capito. Questa è una grande operazione di interesse dell'Italia e dell'Europa. Vediamo come va a finire». Mentre il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini ha rincarato la dose: «Se fosse vero che Bruxelles sta aspettando il giorno dopo le elezioni per bocciare le nozze Ita-Lufthansa mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro in Italia e fare un favore ai francesi, sarebbe gravissimo». I conti 2023 della compagnia italiana sono stati considerati positivamente dagli osservatori del settore. La perdita netta è stata di 5 milioni contro i 481 milioni del 2022, con 2,4 miliardi di ricavi e un Ebitda positivo per 70 milioni. I passeggeri trasportati sono stati circa 15 milioni (+47%). In cassa 450 milioni di liquidità. Si è dunque trattato di un «quasi break even» con un anno di anticipo sul previsto.
Ciò non significa che Ita possa camminare sulle sue gambe: data la natura del business, le dimensioni sono cruciali.A Ita serve senz'altro un partner industriale e da tempo questo è stato individuato con Lufthansa, con la quale è stato fatto un lungo percorso. Peccato che a questo punto la partita è chiusa.
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