Italia senza figli. Ma non è (tutta) colpa del Covid

Se c'è un luogo dove forse la pandemia non è entrata, è il letto degli italiani. Comprendiamo bene la tentazione di iscrivere ogni cosa al male del mali, che dal 2019 ha un nome: Covid

Italia senza figli. Ma non è (tutta) colpa del Covid

Se c'è un luogo dove forse la pandemia non è entrata, è il letto degli italiani. Comprendiamo bene la tentazione di iscrivere ogni cosa al male del mali, che dal 2019 ha un nome: Covid. Ma da un certo punto di vista è rassicurante che almeno su qualcosa non abbia inciso. Anche se il qualcosa in questione ha un andamento poco rassicurante. Gli ultimi dati Istat fotografano infatti una società che va scomparendo. Mai così tanti decessi (questi sì attribuibili al Covid), mai così poche nascite (e qui l'analisi si complica, perché non tutto è ascrivibile al Covid). Un assetto da estinzione, uno scenario da Urlo di Munch. L'Istat segnala un drastico crollo delle nascite nel 2020: in Italia ce ne sono 15mila in meno rispetto all'anno precedente. La paura che monta come bianchi d'uovo, i contagi che salgono, il lavoro che scompare, l'incertezza che ci tiene una molesta compagnia, certo. Ma non è solo questo. Le donne del Belpaese tendono a fare sempre meno figli, e se decidono, optano per il figlio unico e in ogni caso partoriscono sempre più tardi: l'età media si aggira ormai attorno ai 31,3 anni. In realtà è già dal 2008 (quindi ben prima della maledetta pandemia) che si è iniziato a registrare un calo delle nascite: proprio in quell'anno sono diminuite di 171.767 unità (vale a dire -29,8%). Pare che questo sia attribuibile al differente ruolo della donna nella società, all'età (posticipata) in cui si mette al mondo il primo figlio, che quindi a quel punto rimane unico, perché, tra le altre cose, il tasso di fertilità dopo una certa età si abbassa. Si tratta di un fenomeno dovuto in parte agli effetti «strutturali» indotti dalle modificazioni della popolazione femminile in età feconda, convenzionalmente fissata tra 15 e 49 anni. In questa fascia le donne italiane sono sempre meno numerose: da un lato, le cosiddette baby boomers (le donne nate tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta) stanno uscendo dalla fase riproduttiva (o si stanno avviando a concluderla), dall'altro, le generazioni più giovani sono sempre meno consistenti. Queste ultime scontano l'effetto del baby bust, ovvero la fase di forte calo della fecondità del ventennio 1976-1995, che ha portato al minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995.

Ma non è finita: si è ridotto anche il contributo alla natalità dei cittadini stranieri: dal 2012 al 2019 quasi 15 mila in meno. E questo anche per l'effetto delle dinamiche migratorie nell'ultimo decennio. Quindi, anche se ha peggiorato tutto, il Covid non ha provocato tutto. I «non figli», sono tutta un'altra pandemia.

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