In Italia la variante "Xj". "Contagia più di Omicron ma non c'è da allarmarsi"

Il nuovo ceppo equivalente a "Xe". Clementi: "Non cambia lo scenario". Iss: Rt e casi in calo

In Italia la variante "Xj". "Contagia più di Omicron ma non c'è da allarmarsi"

Mentre i contagi flettono, anche se di poco, in Italia arriva la variante XJ del coronavirus. È stata isolata in due persone in Calabria nel laboratorio dell'Asp diretto dalla dottoressa Maria Teresa Fiorillo e validata dall'Istituto Superiore di Sanità. XJ fino a oggi era nota per qualche decina di casi in Finlandia. Lì è riconosciuta a fine marzo 2022. Si tratta di una ricombinazione della variante Omicron costituita da una forma ibrida dei ceppi Omicron 1 e Omicron 2 e comporta un aumento del tasso di contagiosità. Ma niente di più preoccupante.

Il microbiologo Massimo Clementi, direttore dei laboratori di Microbiologia e virologia dell'Ospedale San Raffaele di Milano, rassicura. «Il copione è sempre lo stesso. Le varianti si generano o per mutazione o per ricombinazione. Questa nuova variante pare sia diffusiva di Omicron 2 ma poi bisogna vedere se nella realtà questa diffusività sarà in grado di sostituire le precedenti. Ci sono troppi pochi casi per verificarlo sul campo. In ogni caso anche la XJ si inserisce nella linea evolutiva Omicron, il copione è sempre lo stesso, non cambia lo scenario. Diverso sarebbe stato se avesse attecchito la variante trovata in Inghilterra in cui si sono ricombinate Omicron e Delta. In quel caso ci sarebbe una maggiore patogenicità e la diffusività sarebbe stata pericolosa. Ma per fortuna è un'associazione che non ha attecchito nella popolazione». Dunque, teniamo pure d'occhio XJ ma senza enfatizzare la scoperta. «Non ci dobbiamo preoccupare rassicura Clementi anzi, dobbiamo ringraziare Omicron che ha portato un cambiamento di paradigma dell'infezione».

E i dati dei contagi avvalorano lo scenario delineato dall'esperto. La curva epidemica continua la strada in discesa imboccata già una settimana fa. Il Monitoraggio settimanale a cura dell'Iss, indica infatti un'incidenza settimanale attestata a 776 casi per 100 mila abitanti rispetto ai 836 della precedente rilevazione. L'Rt, l'indice di replicazione dei contagi, dall'1,24 a cui era salito sette giorni fa è ora sceso a 1,15 che è comunque pur sempre un valore superiore a quello epidemico di uno. Per quanto riguarda l'occupazione dei letti sono stabili le terapie intensive: a livello nazionale il tasso è al 4,7% come sette giorni fa. Continuano a salire lievemente invece i pazienti in area non critica dove si registra un tasso del 15,5% rispetto al 15,2% della scorsa settimana. Tra il 30 marzo e il 5 aprile si è verificata, anche in valori assoluti, una lieve diminuzione dei nuovi casi di Covid-19: sono stati 469.479, ovvero -6,9% rispetto ai 504.487 della settimana precedente. Un calo andato di pari passo con quello dei tamponi (-4,7%). I decessi invece tornano sopra quota mille, passando da 953 a 1.049, con un aumento del 10,1%. I tamponi effettuati, sia molecolari che antigenici, sono calati da 3,32 milioni della settimana 23-29 marzo a 3,16 milioni della settimana 30 marzo-5 aprile mentre la media del tasso di positività ai tamponi rimane intorno al 13%.

Anche nel monitoraggio nel mondo della scuola si rileva un'incidenza non preoccupante di nuovi casi gli studenti.

In particolare è la scuola primaria che rileva il 3,2% dei contagi sul campione effettuato. I dati su scala nazionale di ieri confermano un appiattimento e una lieve riduzione della curva con 66.535 casi e un calo delle rianimazioni.

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