Almeno in 60, appena atterrati in Israele, sono dovuti tornare indietro. «Non abbiamo scelta», si è giustificato il ministro dell'Interno Arie Deri, spiegando che a chiunque sia stato in Italia negli ultimi 14 giorni (così come in Cina e negli altri Paesi in cui si registrano focolai di Covid-19) sarà vietato l'ingresso. Si allunga la lista di Paesi che, nell'attesa di chiarire la portata dell'epidemia di coronavirus, preferisce limitare i rapporti con l'Italia. Qualcuno ha scelto la via più drastica: oltre a Tel Aviv, che dopo aver diagnosticato il secondo caso (un israeliano di ritorno dal nostro Paese) ieri ha rispedito al mittente i passeggeri di 4 voli da Bergamo, Venezia, Milano e Roma. Hanno chiuso le frontiere anche Giordania, Bahrein, El Salvador, Mauritius, Turkmenistan, Iraq, Capo Verde (che ha sospeso tutti i voli charter con l'Italia), Kuwait, Seychelles e Arabia Saudita. Con quest'ultima che non si è limitata a vietare l'ingresso ai turisti in arrivo dai Paesi a rischio, ma che ha bloccato anche la concessione di visti ai fedeli musulmani per la umra, il pellegrinaggio alla Mecca che ogni mese porta decine di migliaia di persone alla città santa dell'Islam. Altri, dall'Eritrea al Ciad, da Taiwan al Tagikistan, hanno scelto di mettere in quarantena obbligatoria per due settimane chi arriva dall'Italia e dalle altre aree in cui è in corso l'epidemia. Molti di più sono poi i Paesi che sconsigliano ai propri connazionali di viaggiare in Italia: c'è per esempio la Russia, dove ieri alcuni grossi tour operator hanno interrotto la vendita di pacchetti, dopo che l'Agenzia federale per il turismo aveva diramato una raccomandazione in questo senso. Tanti altri stanno effettuando verifiche più o meno approfondite su chi arriva dal nostro Paese, dai questionari (come in Macedonia) alla misurazione della temperatura corporea (Egitto, Polonia e Ungheria).
Non si fa prendere dall'allarmismo, dunque, l'Unione europea, con le istituzioni che ripetono come al momento non ci sia nessuna richiesta di sospendere la libera circolazione prevista da Schengen, e con la Germania che si limita a suggerire un isolamento volontario a chi rientra dal Lodigiano o da Vo' Euganeo, i due focolai di Covid-19 in Italia. Così come non si sbilanciano gli Usa, dove ieri il presidente Donald Trump ha chiarito che «ora non è il momento» di introdurre restrizioni a chi proviene dallo Stivale (ma che «al momento giusto potremmo farlo»). Decisamente più scontenta della presenza italiana è invece la trentina di abitanti dell'isola messicana di Cozumel dove si prepara a sbarcare la nave da crociera Msc Meraviglia già rifiutata da Giamaica e isole Cayman. A bordo non c'è nessun caso di coronavirus: solo un membro dell'equipaggio con l'influenza stagionale. Eppure l'ok del Messico all'attracco ha spinto i residenti di Cozumel a protestare.
E a mettere in quarantena forzata chi arriva dall'Italia è anche la Cina, che da due giorni registra un numero di nuovi contagiati inferiore ai nuovi casi diagnosticati nel resto del mondo. Lo ha confermato ieri l'Organizzazione mondiale della sanità attraverso il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, secondo cui «siamo a un punto decisivo» nella lotta alla diffusione del coronavirus. A ieri il bilancio parlava di 78.630 contagiati e 2.747 decessi in Cina, contro i 3.474 casi e le 54 vittime registrate in altri 44 altri Paesi.
Nel frattempo in Iran, quarto Paese per numero di contagiati ufficiali, è risultata positiva anche la vicepresidente Masume Ibtikar. La notizia ha un peso, soprattutto alla luce dei dubbi degli esperti sulla veridicità dei dati comunicati da Teheran e sul presunto tentativo del regime di minimizzare la situazione.
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