Un italiano da due mesi nelle carceri di Maduro: "Nessuna notizia"

La famiglia denuncia la detenzione di un cooperante di 45 anni. "Adoperatevi come fatto per la Sala"

Un italiano da due mesi nelle carceri di Maduro: "Nessuna notizia"
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Alla vigilia dell'ultimo Natale, la Commissione interamericana dei diritti umani dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa) si attivava per proteggere i diritti del 45enne italiano Alberto Trentini (nella foto), detenuto il 15 novembre scorso a Guasdualito, città venezuelana di 70mila abitanti che è un importante valico di confine con la Colombia. Da allora, questo esperto che lavorava sul campo per la prestigiosa ong internazionale Humanity and Inclusion (oltre 3.500 dipendenti, fondata nel 1982 e con 8 sedi nel mondo) è scomparso.

Sinora l'Osa è stata l'unica istituzione ad attivarsi per Trentini di cui non avremmo saputo nulla se, ieri, i suoi famigliari esasperati, non avessero lanciato un appello «al governo italiano» per «porre in essere tutti gli sforzi diplomatici possibili e necessari, aprendo un dialogo costruttivo con le istituzioni venezuelane, per ripotare a casa Alberto e garantirne l'incolumità». Lo hanno fatto con un comunicato precisando che «era arrivato in Venezuela il 17 ottobre 2024 per portare aiuti umanitari alle persone con disabilità» e «mentre si recava in missione da Caracas a Guasdalito è stato fermato a un posto di blocco, assieme all'autista della ong».

Secondo quanto dettaglia l'Osa presieduta dall'uruguaiano Luis Almagro, attraverso un comunicato firmato dall'esperta di diritti umani messicana Tania Reneaum Panszi, segretaria esecutiva della Commissione interamericana sui diritti umani (Cidh), Alberto Trentini «è stato arrestato da funzionari del Servizio amministrativo per l'identificazione, la migrazione e gli stranieri», il Saime. Poi, purtroppo, è stato consegnato nelle mani «della Direzione generale del controspionaggio militare», la temibile Dgcim accusata di torture dagli ex prigionieri politici venezuelani, «con destinazione finale a Caracas», la capitale dove dovrebbe essere detenuto.

Humanity and Inclusion ha tentato di presentare un appello per ottenere un habeas corpus, ovvero verificare le condizioni di Trentini, la legittimità del suo arresto e capire, semmai esistono, le accuse contro di lui, ma il regime chavista si è rifiutato di ricevere la richiesta dell'ong e, tanto meno, di dire in che carcere si trovi. Di certo c'è che «nessuna notizia ufficiale è mai stata comunicata da nessuna autorità, né venezuelana né Italiana e di fatto, da quasi due mesi, non sappiamo nulla sulle sorti di Alberto, tenuto anche conto che soffre di problemi di salute e non ha con sé le medicine né alcun genere di prima necessità. Dal suo arresto a oggi, a quanto sappiamo, nessuno è riuscito a vederlo e a parlargli, neanche il nostro ambasciatore è riuscito a comunicare con lui né ad avere sue notizie nonostante plurimi tentativi», hanno denunciato i familiari di Trentini ieri, aggiungendo che «è inaccettabile che cittadini italiani che si trovano a lavorare o visitare altri Paesi con l'unica finalità di contribuire a migliorare le condizioni di vita dei loro abitanti, si trovino privati delle libertà e dei diritti fondamentali senza poter ricevere nessuna tutela effettiva dal nostro Paese».

E, senza citare espressamente Cecilia Sala, hanno auspicato «che la presidente del consiglio e i ministri interessati si adoperino con lo stesso impegno e dedizione recentemente dimostrati a tutela di una nostra connazionale, per riportare presto, incolume, Alberto in Italia».

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