Ius culturae, lite nel Pd. E il M5s ora teme la Lega

Morani («non è il momento») fa arrabbiare Delrio e Orfini. Di Maio: vantaggio per Salvini

Ius culturae, lite nel Pd. E il M5s ora teme la Lega

Lo ius culturae spacca il Pd e apre una crepa nella maggioranza giallorossa. A certificare lo strappo nell'esecutivo è Alessia Morani, sottosegretario del Pd allo Sviluppo economico, che suggerisce di congelare l'approvazione del provvedimento che mira a riconoscere la cittadinanza italiana al minore straniero entrato in Italia entro i 12 anni e che abbia frequentato regolarmente un percorso formativo per almeno cinque anni nel territorio nazionale.

«Attirerò molte critiche» ma sono convinta «di interpretare il sentiment della maggioranza delle persone che guardano con simpatia al nostro governo», nel dire che «riprendere ora il dibattito sull'approvazione» «di una legge sullo ius culturae «è un errore» scrive su Facebook Morani. «Lo ius culturae è un principio sacrosanto», ma ora non sarebbe compresa. Dunque, propone, «aspettiamo giugno» del 2020. Il Paese è profondamente diviso sul tema dell'immigrazione e non basterà approvare una legge sullo ius culturae per eliminare le tossine del razzismo inoculate da Salvini. Anzi, rischia di avere l'effetto contrario perché ora non sarebbe compresa». Posizione condivisa anche dal capo politico dei Cinque stelle Luigi Di Maio in pressing sul premier Giuseppe Conte con l'obiettivo di bloccare il via libera alla legge. Ma nel Pd c'è chi non la pensa allo stesso modo della Morani. Il capogruppo alla Camera Graziano Delrio va in direzione opposta, chiedendo di aprire subito la discussione: «È molto importante che si discuta del tema di dare più garanzie e più diritti senza pregiudizi. Si tratta di ragazzi e bambini che sono nati, vivono e studiano in Italia. Questo accordo, che è più moderato rispetto al nostro testo originario, è aperto ai contributi di tutti coloro che non fanno propaganda sulla pelle di questi ragazzi ma riconoscono che la democrazia ha tutto da guadagnare nel dare più diritti. Come è avvenuto per il diritto di voto ai poveri nel Novecento e per le donne, che hanno rafforzato la democrazia e la società». Preme per l'approvazione anche Matteo Orfini: «Lo ius culturae si può approvare in poche settimane. Senza tentennamenti, senza paura e senza subalternità agli argomenti della peggiore destra». Le opposizioni non fanno sconti. Giorgia Meloni raduna i militanti giovedì alle 12 in piazza Montecitorio per chiedere al presidente della Repubblica di fermare questo scempio. «La cittadinanza non si regala» tuona il leader di Fdi. Mentre per Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, «è una follia regalare la cittadinanza italiana con norme ancora più permissive di quelle in vigore». E anche Matteo Salvini non lascia sfuggirsi l'occasione per sparare: «I fenomeni al gverno hanno ritirato fuori lo ius soli, la cittadinanza in anticipo, che è un insulto soprattutto per gli immigrati regolari e per bene che ci sono e sono tanti».

È chiaro come sia un tema divisivo. Non solo nel Pd ma nella maggioranza. I grillini temono un effetto boomerang. Soprattutto vogliono evitare di consegnare a Salvini un'arma elettorale.

Ed infatti, Giuseppe Brescia, deputato M5S e presidente della commissione Affari costituzionali, precisa: «Giovedì riprende la discussione su una legge sulla cittadinanza, ma siamo lontani dall'avere un testo base. Ora in commissione ci sono altre priorità». Leu ne fa una battaglia vitale e minaccia lo strappo. Conte deve, come sempre, fare l'equilibrista per salvare maggioranza e governo.

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