Ius soli, tortura e droga: il governo insegue l'agenda di "Repubblica"

Accelerazione sui provvedimenti suggeriti dal quotidiano. Stretta dopo la sentenza sulla Diaz

Ius soli, tortura e droga: il governo insegue l'agenda di "Repubblica"

L'agenda politica la detta Repubblica. O almeno così pare, considerata la marcia spedita di alcuni dei sei provvedimenti «suggeriti» al governo Gentiloni dal quotidiano di largo Fochetti. La riforma del processo penale è andata. Sul biotestamento e il codice antimafia si fanno passi avanti. Nell'ultimo mese si è accelerato su ius soli e reato di tortura. Le nuove norme sulla cittadinanza torneranno in Senato la prossima settimana, smaltita la sbornia amministrative.

Ieri, dopo la nuova condanna da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo per le violenze al G8 di Genova, la commissione Giustizia della Camera ha dato il via libera alla discussione in aula sul ddl tortura. Passi avanti anche nella legalizzazione delle droghe leggere. Ieri mattina, presentando la relazione annuale della Dna di fronte ai senatori, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ha ribadito il suo sì. Politici e giudici sembrano aver preso sul serio gli ammonimenti da parte del quotidiano che fa capo alla famiglia di Carlo De Benedetti. Era stato il direttore Mario Calabresi, in un editoriale dello scorso 31 maggio, a sgridare i parlamentari che non si decidevano a mandare in porto leggi «che riguardano i diritti dei cittadini».

Ieri dalla corte internazionale di Strasburgo è arrivata un'altra sentenza contro l'Italia per i fatti della scuola Diaz di Genova. Mancano, secondo la Cedu, leggi adeguate a punire e ad evitare gli atti di tortura commessi dalle forze dell'ordine. Il ricorso, presentato da 42 persone di varia nazionalità, tutte torturate nella notte tra il 20 e il 21 luglio 2001, ha anche portato alla condanna dell'Italia per non aver perseguito in modo adeguato i responsabili. Sull'onda del verdetto, la commissione Giustizia della Camera ha rotto gli indugi, dando incarico al relatore Franco Vazio (Pd) di riferire in aula il prossimo 26 giugno. Gli emendamenti sono stati respinti in blocco e il testo è pronto per la quarta lettura.

Il super procuratore Roberti ha ribadito a palazzo Madama il punto di vista della Dna sulla cannabis: favorevole, «prendendo atto del fallimento delle politiche proibizioniste» e della necessità di «concentrare le risorse dello Stato su fenomeni più gravi del traffico di droghe leggere». La levata di scudi è stata immediata. Maurizio Gasparri ha bollato come «sciocchezze» le esternazioni di Roberti, mentre Carlo Giovanardi ha parlato di «proclama ideologico» che non affronta le criticità messe in luce dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Il ddl nel frattempo è fermo in commissione a Montecitorio.

La madre di tutte le battaglie è quella sullo ius soli. Il testo, licenziato dalla Camera a ottobre del 2015, è all'ultimo miglio.

La bagarre di giovedì scorso in Senato, con le proteste furibonde dei leghisti, ha imposto un rinvio del voto a dopo i ballottaggi delle amministrative. Dice Roberto Calderoli: «La sinistra sbaglia a illudersi che lo ius soli sia una garanzia di integrazione, perché la concessione della cittadinanza deve essere un punto di arrivo».

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