«Ora dobbiamo cambiare verso all'accertamento». Quando il viceministro all'Economia Maurizio Leo commenta così i risultati 2022 dell'Agenzia delle Entrate, in platea si capisce che l'aria è cambiata. Dopo le cifre snocciolate dal «poliziotto cattivo» Ernesto Maria Ruffini, confermato (un po' a sorpresa) direttore dell'Agenzia delle Entrate e Riscossione per il suo terzo mandato consecutivo, le parole distensive del «poliziotto buono» Leo sulla necessità di «una tregua fiscale come nuova sfida» aprono ufficialmente la strada al nuovo corso che l'esecutivo vuole imprimere all'Erario, a partire dalla sterilizzazione dell'Iva per alcuni beni di prima necessità, sia per rilanciare i consumi sia per aggirare eventuali frodi sull'imposta che, a oltre 50 anni dalla sua approvazione, merita un tagliando. E cancellando in automatico le cartelle scadute dopo cinque anni.
La «nuova» Equitalia-Riscossione non dovrà essere più (o quantomeno non solo) un meccanismo spietato che arriva a contraddire persino se stesso pur di raccattare fino all'ultimo spiccio promesso allo Stato, ma l'ingranaggio decisivo di un fisco amico che fa della compliance - favorire l'adempimento spontaneo - un impegno più che un vuoto slogan, come è successo finora. Quindi «basta avvisi bonari o altri documenti ad agosto e a dicembre» per dare «un po' di quiete al contribuente in periodi particolari dell'anno, senza generare difficoltà ai contribuenti».
È vero che la lotta all'evasione porta qualche risultato, ma è altrettanto vero che dei 20 miliardi che Ruffini dice di aver strappato al sommerso solo 10,83 miliardi di euro sono stati effettivamente riscossi. «Il tax gap è elevato (75-100 miliardi) e per cercare di abbatterlo dobbiamo usare moduli diversi», ricorda l'esponente meloniano. E tra il dire e il fare ci sono le cartelle esattoriali. Troppe, quasi tutte inesigibili. Un monumento di carta all'inefficienza dello Stato. Il sogno di Leo è gradualmente azzerare il ruolo e avere solamente la riscossione spontanea e la riscossione coattiva, riducendo di pari passo l'aspetto sanzionatorio - dal penale all'amministrativo passando per sanzioni accessorie, confische, legge 231 - oggi totalmente fuori linea rispetto ai parametri degli altri Paesi Ue e carico di un accanimento ingiustificato. Perché punire penalmente l'omesso versamento se non è un comportamento reiterato? Non basta la pesante sanzione amministrativa?
Poi è il capitolo «pace fiscale» e rottamazioni. La prima ha portato 300 milioni, le seconde 900 milioni. È vero che, sulla carta, la quater sembra avere successo («Fino ad oggi abbiamo ricevuto online 600mila domande di rottamazione», esulta Leo). Ma le due maxi rate in scadenza il prossimo 31 luglio e il 30 novembre 2023), ciascuna nel 10% delle somme dovute, rischiano di far naufragare anche i migliori propositi, anche per la concomitanza con il pagamento delle imposte, tanto che il ricorso al modulo Da-ls per il sovraindebitamento sta prendendo piede un po' dappertutto.
«Dobbiamo chiudere una pagina che ha creato di difficoltà ai nostri contribuenti», ha detto il viceministro Fdi.
Che nella delega fiscale prevede all'articolo 18, comma a-2 «il discarico automatico al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello dell'affidamento, delle quote non riscosse», escluse naturalmente quelle oggetto di procedure esecutive, transazioni, accordi di ristrutturazione. Un modo per svuotare automaticamente il tesoretto virtuale che teoricamente vale 1.100 miliardi ma che per oltre il 90% è inesigibile. Una vera rivoluzione.
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