Se in politica è caccia ai «responsabili», nella magistratura si è aperta quella ai «consapevoli». Dice Luca Palamara nel libro-intervista con Alessandro Sallusti Il Sistema, ieri pubblicato da Rizzoli: «Tutti quelli colleghi magistrati, importanti leader politici e uomini delle istituzioni, molti dei quali tuttora al loro posto che hanno partecipato con me a tessere questa tela erano pienamente consapevoli di ciò che stava accadendo».
Ora che l'ex pm, ex presidente dell'Anm ed ex membro del Csm, dopo la clamorosa radiazione dalla magistratura e in attesa di processo a Perugia (ieri è stato sentito dalla procura sul caso Fuzio), di nomi e vicende ne racconta tante nel libro, c'è curiosità, attesa e preoccupazione in tanti. Sulle mailing list delle correnti delle toghe ancora non si commenta, al Csm e all'Anm si valutano le scottanti rivelazioni di Palamara, ma le bocche sono cucite.
Il giudice Nicola Saracino, sul blog dei magistrati non iscritti alle correnti Uguale per tutti, segnala che in questo momento tutta l'attenzione «pruriginosa» degli interessati è puntata sulla rubrica alla fine del volume, «con centinaia di nomi (anche quello del recensore) che guidano un lettore che sia mosso da sbrigativa curiosità nella ricerca di specifici episodi e persone». Il «saggio», così lo definisce, è «una raffigurazione, plastica e dinamica, del sistema magistratura degli ultimi vent'anni, dei suoi stabili rapporti con la politica e con le più alte istituzioni della Repubblica. Una trama di rapporti spesso perversa e che non lascia al lettore alcuna possibilità di sottrarsi al dubbio di aver vissuto in un paese perennemente esposto al rischio dell'eversione delle regole democratiche». Dopo la sua condanna al Csm, Saracino scrisse che «in Palamara il sistema si è riconosciuto, ha visto sé stesso. Ed ha implicitamente ammesso che la magistratura degli ultimi 20 anni merita la radiazione».
E questo vuole anche dire che la storia della politica, che l'ha condizionata e ne è stata condizionata, probabilmente merita di essere riscritta. Da Berlusconi a Renzi, da Fini a Salvini, Palamara svela retroscena delle vicende politico-giudiziarie che sollevano ombre inquietanti. Infatti, l'avvocato del leader di Forza Italia, Niccolò Ghedini, legge nelle dichiarazioni di Palamara la prova inequivoca «che nelle situazioni a lui note i procedimenti e le decisioni nei confronti del presidente Berlusconi erano del tutto sconnesse da realtà fattuali e si sono basate su logiche politiche, corporative e di mantenimento di un potere totalizzante che ha devastato il Paese». Stesse modalità, aggiunge, che sarebbero state usate in versione minore anche per altri leader politici «non graditi alla magistratura». A questo punto, sottolinea Ghedini, deve «cessare la persecuzione giudiziaria» nei confronti di Berlusconi, essere annullate «le negative decisioni pregresse» e le istituzioni devono intervenire «per evitare il ripetersi dei gravissimi fatti narrati».
A commentare il libro, interrogati dall'Adnkronos, sono i magistrati citati da Palamara per dimostrare che «se sfidi il Sistema sei fuori, indipendentemente dal fatto che tu abbia ragione o torto». Luigi de Magistris: «Sono stato volutamente fatto fuori perché facevo indagini non gradite al sistema che era dentro lo Stato». Clementina Forleo: «Sono amareggiata, ho avuto prova di quello che già sapevo, che ci fosse una strategia contro di me».
Antonio Ingroia: «È importante che a dire che sono stato progressivamente isolato e spinto fuori dallo Stato è chi stava dentro fino al collo a quel sistema». Alfonso Sabella: «Non sono stato vittima di questo Sistema una volta sola, ma decine di volte e continuo a sfidarlo e a pagarne le conseguenze».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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