Jamel, il laboratorio degli econazisti dove i coloni sognano il Terzo Reich

Bimbi in divisa col mito di Adolf. Resiste solo una famiglia tra minacce e insulti

Jamel, il laboratorio degli econazisti dove i coloni sognano il Terzo Reich

Sembra un mondo al contrario Jamel, dove i bambini marciano, vestono abiti antichi e sognano il ritorno del Terzo Reich. Qui dove nessuno è mai il benvenuto perché i camerata econazisti sono uniti e compatti uno accanto all'altro, col sogno di rendersi autonomi dallo Stato, di crescere figli alla Nazione, parola d'ordine ritorno alla terra, «protettori della zolla», esattamente il movimento che tirò la volata al Fürher. Un laboratorio nato una quindicina d'anni fa nelle aree rurali, a Sud di Schwerin e cresciuto in fretta. Un villaggio ariano, purificato da anni di gomme bucate, minacce, pressioni psicologiche fienili bruciati. Un'idea di Sven Krueger, esponente degli Hammerkin, pregiudicato, quattro volte in carcere, eletto consigliere comunale a Wismar nel partito di estrema destra Npd. Ha cominciato a comprare fattorie intorno alla sua, a invitare i sodali neonazi a prendere quelle che si liberavano, a cacciare da Jamel chiunque non avesse il culto di Adolf. Dieci anni fa il sindaco Uwe Wande aveva già dovuto ammettere: «Jamel è persa». Oggi il villaggio è un sogno avverato. Tutti, tranne una famiglia, i Lohmeyers. Rimasta a combattere suo malgrado, sola e isolata. Birgit e Horst ormai sono diventati famosi per essere gli unici a non rimpiangere Hitler. Si sono trasferiti da Berlino, un sogno semplice il loro, lasciare la città per la campagna, una casa nel verde, il giardino e l'orto. L'incubo si è profilato davanti ai loro occhi praticamente subito, quando hanno incontrato il vicino di casa. Krueger. Con tanto di cani pitbull in giardino e con quella puzza di spazzatura bruciata. I coloni hitleriani lo Stato federale non lo riconoscono e preferiscono vivere come i barbari, altro che fare la differenziata. I Lohmeyers non se la passano bene, tra insulti e scritte minacciose sui muri. L'anno scorso qualcuno di notte ha appiccato il fuoco al loro fienile. Un soffio e sarebbero morti. Ma andarsene non è facile. A chi rivendere la casa?

Il villaggio è tenuto sotto controllo dalle pattuglie della polizia e da tempo è nel radar dei servizi segreti. E sono proprio i bambini i più a rischio. Incoraggiati a ripetere a memoria frasi tratte da Mein Kampf, crescono isolati e indottrinati, le vacanze nei campeggi modello gioventù hitleriana e il tempo libero alle feste di paese nazi. Non possono indossare jeans, il computer è vietato, devono usare solo termini tedeschi, le bambine iper-addomesticate. I maschi aggressivi. E Jamel non è l'unico caso. Nel Nord Est della Germania, in queste lande desolate e abbandonate dopo la caduta del Muro, si nascondono i nazisti. E sono tanti. Migliaia secondo l'intelligence, sparsi tra le aree rurali sparse tra la Pomerania e il Meclemburgo, piccoli villaggi trasformati in piccoli Reich.

Hanno scelto il basso profilo, niente teste rasate o svastiche sul braccio. Puntano su progetti lungo termine, sulla colonizzazione che si conta in generazioni. Krueger ha appena fatto domanda per costruire altre quattro case. Altre quattro famiglie naziste. È il piano che avanza.

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