Kate e William alla sfida della privacy

La denuncia di un'ong: "Ora li accusano di aver parlato troppo tardi". Il nodo dei social

Kate e William alla sfida della privacy
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Un momento catartico. Questo è stato per il Regno Unito l'annuncio della principessa Kate, che ha voluto trovare da sola le parole, nel videomessaggio alla nazione, per spiegare al mondo che è sparita dai radar perché è malata di cancro. Le scuse alla futura regina consorte, moglie dell'erede al trono Kate, sono cominciate a fioccare, pubbliche, come quella di Sarah Vine sul Daily Mail: «Il mondo ha bisogno di fare marcia indietro adesso e dare a lei e alla sua famiglia lo spazio e il tempo per guarire». O come quelle dell'attrice americana Blake Lively, «mortificata» per il post ironico che aveva pubblicato sulla foto di famiglia ritoccata dalla principessa. Questa volta anche i tabloid sembrano intenzionati a voler rispettare la richiesta di «tempo, spazio e privacy» fatta da una Kate provata, composta, e che si è messa a nudo per mettere a tacere le tesi più bizzarre e feroci sul suo conto. Sarebbe una svolta per il Regno Unito, dopo i processi, voluti anche dal principe Harry, che hanno confermato le intrusioni nei telefoni di vip, politici e gente comune a caccia del titolo più forte da sbattere in edicola.

Lo scoglio più arduo da superare ora, per la Casa reale britannica, sono i veleni del web. Se anche su Internet e sui social c'è chi si pente per i meme e le battute al vetriolo sulla principessa, l'amministratore delegato del Centre for Countering Digital Hate, un'ong che si batte contro la diffusione dell'incitamento all'odio e della disinformazione online, dalle pagine del Sunday Telegraph ha denunciato il processo di ri-vittimizzazione di Kate, ora accusata di aver rivelato troppo tardi la verità. I messaggi di questo genere, spiega Imran Ahmed, sono raddoppiati dopo l'annuncio della diagnosi, nonostante William e Kate, tramite un portavoce di Kensington Palace, abbiano ringraziato i cittadini dicendosi «estremamente commossi» dal calore ricevuto dal pubblico.

La prossima sfida si giocherà proprio su questo: la capacità e la voglia di rispettare la privacy chiesta dalla principessa per la sua malattia, di cui non ha voluto fornire dettagli. Il tabloid Sun, giornale più venduto del Regno Unito, ha già chiesto ai «troll dei social media, agli idioti teorici della cospirazione e ai critici dei media» di «licenziare Kate», di lasciarla in pace in questo momento. Ma Ahmed, che di odio social si occupa da anni, è pessimista e sostiene che pur avendo i social media i mezzi per contrastare la diffusione di teorie del complotto dannose, «scelgono di non farlo».

Ne aveva parlato nel 2018, alla Bbc, a proposito di cyberbullismo anche William, chiamando in causa le società di social media: «Di fronte a ogni sfida che devono affrontare notizie false, estremismo, polarizzazione, incitamento all'odio, trolling, salute mentale, privacy e bullismo i nostri leader tecnologici sembrano essere sulla difensiva», aveva detto il principe. Chissà se il suo dramma cambierà ora le cose.

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