Il Kazakistan in fiamme. Mosca manda le truppe spari ad altezza d'uomo

Decine di morti, inutile l'appello di Tokayev. Governo impotente, violato il coprifuoco

Il Kazakistan in fiamme. Mosca manda le truppe spari ad altezza d'uomo

Il Kazakistan non vive più giornate di protesta, ma una vera e propria guerra civile. Nonostante gli appelli lanciati in tv dal presidente Kassym-Jomart Tokayev, il clima è sempre più teso, votato a una totale anarchia. Da una parte ci sono i manifestanti, che con il pretesto degli aumenti esorbitanti di gas e benzina hanno messo sotto assedio edifici pubblici, stazioni e aeroporti, chiedendo la testa non di Tokayev, ma del grande vecchio della politica kazaza, l'81enne Nursultan Nazarbajev, l'uomo che nell'ombra comanda la stanza dei bottoni del comparto economico del Paese. Sull'altra sponda c'è un governo quasi impotente, che non riesce a far rispettare lo stato di emergenza, che attende aiuti dalla Russia e che si barcamena sotto la guida del vicepremier Alikhan Smailov, chiamato a ricoprire il delicato ruolo di leader nazionale fino alla formazione di un nuovo esecutivo.

Se la situazione appare in minima parte gestibile di giorno, la notte, nonostante il coprifuoco imposto dalle 23 alle 7, migliaia di persone, anche armate, scorrazzano per le strade di Almaty, Astana, Aktobe e Taldykorgan, ormai in balìa della legge del più forte. Secondo quanto riferito da fonti di polizia, che ha perso 19 uomini, ci sarebbero decine di manifestanti uccisi mentre cercavano di assaltare vari edifici delle forze dell'ordine e della politica. Oltre mille le persone ferite in due giorni di violenti scontri, di cui almeno 400 ricoverati in ospedale e 62 in terapia intensiva. Immediata la reazione di Mosca, che ha inviato decine di mezzi blindati e truppe già arrivati nella piazza della città più grande, Almaty, teatro degli scontri più gravi. L'Organizzazione del trattato per la sicurezza collettiva (Csto), composta da sei ex repubbliche sovietiche guidate dalla Russia, ritiene che i disordini in corso siano in parte dovuti a un intervento dall'estero. Il Csto include, oltre a Russia e Kazakistan, anche Armenia, Bielorussia, Kirghizistan e Tagikistan. Dopo l'arrivo delle prime truppe da Mosca, l'Organizzazione ha annunciato la decisione di inviare anche forze di «peacekeeping» per un periodo limitato di tempo, con l'obiettivo di stabilizzare e normalizzare la situazione nel Paese. Secondo Mosca la sovranità del Kazakistan sarebbe minacciata in parte da interventi dall'estero. Il ministro degli esteri russo Lavrov ha persino accennato alla presenza di mercenari provenienti dall'Afghanistan.

La situazione sta tornando alla normalità nella capitale Nur-Sultan, dove si stanno creando lunghe file ai bancomat nel tentativo di prelevare contante, dopo che la banca centrale ha annunciato la sospensione delle operazioni. Le strade sono affollate ma non sono in corso proteste, internet è ancora bloccato e la polizia pattuglia la città. Non è così invece ad Almaty, dove rivoltosi armati hanno circondato due ospedali intralciando il transito dei feriti. I dimostranti starebbero utilizzando civili come scudi umani, il che sta complicando le operazioni per ristabilire l'ordine. Nella città, come riporta l'agenzia russa Tass, ci sarebbe stata una intensa sparatoria tra militari e uomini armati di fronte alla sede governativa. «Le truppe sono arrivate in piazza e hanno iniziato a ripulirla dai rivoltosi», riferisce l'agenzia russa. Saccheggiate le sedi di cinque stazioni televisive, e in tilt si trovano anche i trasporti. Gli aeroporti di Almaty, Aktay e Aktobe sono chiusi in seguito alle violente proteste. L'hub di Almaty è stato devastato dai dimostranti che lo avevano occupato. Le aree del terminale e del duty free sono state distrutte e depredate. Le forze di sicurezza hanno ripreso a stento, e sono nella tarda serata di ieri, Il controllo dello scalo.

Le autorità aeroportuali hanno inoltre comunicato la sospensione di tutti i voli da Mosca verso Almaty e Nur-Sultan. Interrotte anche le principali direttrici ferroviarie, dopo che un gruppo di manifestanti ha sabotato i binari della linea ad alta velocità che collega la capitale Nur-Sultan ad Almaty, all'altezza di Karaganda.

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