Il killer è bipolare e invalido al 100%. La famiglia di Alika: "Dov'era il tutor?"

La madre dell'aggressore: "Mio figlio ha problemi psichiatrici, le ultime visite ad aprile". La rabbia degli amici nigeriani: "Fosse stato un italiano, qualcuno sarebbe intervenuto per aiutarlo"

Il killer è bipolare e invalido al 100%. La famiglia di Alika: "Dov'era il tutor?"

«Abbiamo provato a fermarlo, ma era inferocito. Qualcuno filmava la scena, altri hanno chiamato il 112. Non ci accusate di essere stati a guardare. Era una furia, cosa avreste fatto voi?». I testimoni della tragica aggressione ad Alika Ogorchukwu, 39 anni nigeriano, ucciso in strada a Civitanova, si difendono. Fra questi la turista moldava che ha ripreso il pestaggio a morte dell'ambulante e ha postato il video sui social.

A due giorni dall'omicidio emerge un particolare inquietante su Filippo Claudio Ferlazzo. Il 32enne salernitano aveva problemi psichiatrici, una sorta di bipolarismo, tanto da esser affidato a un tutor. E il legale della famiglia Ogorchukwu accusa: «Se c'è un risvolto psichiatrico che si inserisce nelle cause dell'omicidio di Alika, serve riflettere. Se Ferlazzo aveva un amministratore di sostegno, pare fosse la madre, perché questi non era vigilato? Bisognerà avviare una serie di verifiche» spiega l'avvocato Francesco Mantella. «Le scuse non bastano - conclude Mantella - la famiglia chiede giustizia e non vendetta». La madre dell'omicida, Ursula, non si dà pace per la famiglia della vittima. «Filippo è stato sottoposto a varie visite psichiatriche, le ultime due ad aprile. È invalido al 100 per cento». In attesa dell'interrogatorio di garanzia e dell'esame autoptico è stata messa a verbale anche la testimonianza della compagna. Elena, 45 anni, di Civitanova Marche, non ha dubbi sulle responsabilità di Ferlazzo. «Sono sconvolta e arrabbiatissima con Filippo. Ha rovinato la nostra vita, non solo quella della famiglia di Alika. Non ho assistito al pestaggio. Dopo che il venditore ambulante si è avvicinato siamo andati avanti sul corso. Io sono entrata in un negozio di abbigliamento. Quando sono uscita fuori Filippo non c'era più. Quello che è accaduto mentre ero dentro me l'ha raccontato lui quando mi ha raggiunto. Era sporco di sangue, mi ha detto: «Andiamo, ho pestato uno. In mano aveva un telefono cellulare che non era il suo». Ferlani da tempo si era trasferito a Civitanova per ricominciare una nuova vita. Un nuovo lavoro da metalmeccanico in una fonderia di Civitanova Alta, i progetti di vita con la compagna conosciuta in un ristorante dove faceva la cameriera. «Era molto protettivo nei miei confronti, ci volevamo un gran bene. Ma non era mai arrivato a tanto» spiega al magistrato e agli uomini della squadra mobile di Macerata subito dopo il fermo.

La storia di Alika, invece, è quella di tanti stranieri arrivati in Italia per sfuggire alla povertà. Alika da dieci anni viveva in una frazione di San Severino con la moglie Charity e il figlio Emmanuel di otto anni. Una difficile integrazione, lavori saltuari, poi l'incidente all'inizio del 2021 quando viene investito in bici da un automobilista ubriaco. Riporta danni a una gamba, tanto da ricorrere a una stampella. In attesa del processo, Alika viene risarcito dalla compagnia di assicurazione: 40mila euro. La moglie lavora in un'impresa di pulizie, lui si arrangia vendendo fazzoletti. Insomma, una famiglia dignitosa.

«Non sono soli - spiega il sindaco Fabrizio Ciarapica -. L'ho promesso a Charity e a tutta la comunità nigeriana. Ho riunito la giunta e abbiamo istituito un fondo di 15mila euro per le spese per il funerale. Poi garantiremo un sostegno prolungato nel tempo, un sussidio con un conto corrente aperto a quanti vogliono contribuire. Infine ci costituiremo parte civile contro l'aggressore». Intanto la comunità nigeriana è in fermento.

«Se fossero stati due italiani le cose sarebbero andate diversamente, qualcuno sarebbe intervenuto» dice il vice segretario nazionale dell'associazione dei nigeriani in Italia, Patrick Guobadia. «Sabato scenderemo di nuovo in piazza».

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